Perché è difficile che Biden scelga di ritirarsi ora
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo delle conseguenze che avrebbe il ritiro del presidente e di una elezione tenutasi a New York
Ci sono reali possibilità che Biden non sia il candidato dei Democratici?
Nel corso degli ultimi mesi i sondaggi per Joe Biden sono tutt’altro che positivi: nonostante il principale sfidante sia assolutamente impopolare, l’attuale presidente non sta ingranando. A preoccupare gli americani è soprattutto il fattore legato all'età, in particolar modo dopo che la scorsa settimana un rapporto pubblicato dal procuratore speciale Robert Hur, un Repubblicano incaricato dal segretario alla Giustizia Merrick Garland di indagare sul possesso illecito di documenti riservati posseduti dall’inquilino della Casa Bianca, ha evidenziato i problemi di memoria da parte di quest’ultimo.
Queste problematiche, ormai da tempo, alimentano il dibattito sulla possibilità che Biden decida di ritirarsi e non correre per un secondo mandato. Le voci a riguardo, va detto, sono molto meno insistenti rispetto a qualche mese fa. Questo soprattutto perché le procedure elettorali sono ormai avviate e un cambio in corsa sarebbe tutt’altro che semplice.
Lo stratega Democratico Tim Hogan, sulle colonne del New York Times, ha del resto affermato: “Dal punto di vista della logistica è impossibile. Da quello politico, sarebbe una missione suicida”. Il giornale ha evidenziato anche i possibili scenari che potrebbero aprirsi nell'improbabile caso in cui Biden dovesse decidere di ritirarsi. Questa scelta porterebbe numerosi problemi al Partito Democratico, minando la credibilità dello stesso. Qualora una tale decisione (che al momento non è nelle ipotesi) dovesse avvenire nell’immediato, per un altro candidato sarebbe difficile entrare nella corsa.
In quasi tutti gli stati, infatti, è ormai passata la deadline per poter essere inseriti sulle schede elettorali. Il Democratic National Committee potrebbe in quel caso provare a concedere alcune estensioni, ma il processo non è semplice, anche perché i regolamenti sono spesso emanati dai singoli stati. Anche la possibilità che qualcuno scelga di iniziare una campagna per i write-in (ovvero far scrivere a mano il nome anche se il candidato non è sulla scheda) presenta degli ostacoli, dal momento che questa modalità di voto non è permessa ovunque.
Diverso sarebbe lo scenario qualora Biden dovesse ritirarsi dopo la fine delle primarie. In quel caso, infatti, la scelta spetterebbe ai delegati eletti alla convention del partito, che avrebbero il compito di indicare il nome del candidato. In questo caso, sottolinea ABCNews, potrebbe aprirsi una confusa rincorsa ai singoli elettori che creerebbe confusione, ragion per cui la scelta di puntare su Kamala Harris sarebbe probabilmente la più naturale.
Qualora Biden dovesse ritirarsi dopo la convention, invece, sarebbe il Democratic National Committee a dover scegliere il candidato: questa decisione potrà essere presa senza alcun vincolo, dal momento che non vi è alcuna regola che impone di selezionare il vice-presidente o la seconda persona che ha ricevuto più voti. Sebbene questo sia il quadro delle possibilità, in ogni caso, al momento questi scenari restano fortemente ipotetici. Ad oggi, infatti, non c’è nessun segnale che può far presupporre un passo indietro di Biden.
I Democratici hanno vinto un'elezione a New York
Il Democratico Tom Suozzi ha vinto delle elezioni suppletive tenute per un seggio della Camera dei Rappresentanti nello stato di New York, che aveva ottenuto particolare attenzione dai media in quanto era quello precedentemente occupato da George Santos. Quest'ultimo è stato espulso lo scorso anno da Capitol Hill dopo essere stato accusato per numerosi reati, fra cui frode (si è scoperto che aveva mentito su numerosi aspetti del suo curriculum) e irregolarità nella gestione dei fondi pubblici.
Suozzi ha superato il suo sfidante, il Repubblicano Mazi Pilip, con un margine di circa otto punti, decisamente superiore rispetto ai sondaggi della vigilia, che parlavano di una contesa equilibrata e tirata. Questo successo riduce ulteriormente la già risicata maggioranza in mano al GOP, rendendo molto più complicata la gestione dello Speaker Mike Johnson, che adesso potrà permettersi di perdere appena due voti per fare passare i provvedimenti (cosa che non sarà semplice, viste le divisioni interne al Partito).
Il successo è un segnale importante per il Partito Democratico, anche se il risultato non va sovrastimato. Questo innanzitutto perché la sfida era fra un candidato relativamente ben conosciuto come Suozzi, che aveva un gran vantaggio anche nei fondi a disposizione, contro un poco noto legislatore di contea. In secondo luogo questo tipo di elezioni, in cui l'affluenza è molto più bassa rispetto al solito, producono risultati difficilmente replicabili quando la posta in gioco è più alta, come nelle presidenziali.
Il tema centrale, nel corso della campagna elettorale, è stato quello relativo all’immigrazione: il Partito Repubblicano, come sottolineato dalla CNN, ha attaccato molto lo sfidante sulla crisi di migranti che si registra nella città di New York, attribuendo a Biden la responsabilità principale della situazione. Il tema, del resto, è sentito come particolarmente importante dagli abitanti locali, come dimostra il notevole successo che il GOP ha ottenuto nello stato alle scorse midterm. Suozzi, da un lato, è stato molto bravo nel respingere gli attacchi, dall’altro è stato aiutato dal suo profilo moderato e dal fatto che si sia distanziato dalla leadership nazionale del partito.
Il candidato del Partito Democratico, nel corso della sua campagna elettorale, ha chiesto al presidente Biden un atteggiamento più duro sul tema migratorio e una politica più rigida ai confini, dall’altro però ha difeso la linea della Casa Bianca volta a cercare una soluzione al problema, attaccando Donald Trump che, la scorsa settimana (soprattutto per motivazioni politiche e per non regalare un successo al suo sfidante), ha fatto fallire un’intesa che avrebbe tentato di regolare la situazione. Come evidenzia POLITICO, in ogni caso, è troppo presto per dire se questa elezione abbia frenato definitivamente le perdite dei Dem nello stato.
C’è anche un altro fattore che potrebbe aver aiutato il Partito Democratico, oltre alla maggiore esperienza del suo candidato. Nel giorno delle elezioni sulla città si è abbattuta una copiosa tempesta di neve, che ha reso difficile spostarsi e muoversi verso le urne. Tale situazione è stata sicuramente sfavorevole per i Repubblicani, meno propensi a utilizzare il voto anticipato dopo quanto accaduto nel 2020, con le ripetute accuse di brogli portate avanti da Donald Trump.
Approvato il pacchetto di aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan
In un voto che si è tenuto poco in settimana, il Senato ha approvato il RELIEVE Act, il pacchetto di aiuti ad Ucraina, Israele e Taiwan, con una forte maggioranza bipartisan di 70 voti a favore (maggioranza 51) e 29 contrari. Il testo ora passa alla Camera. I 21 senatori repubblicani che hanno votato a favore sono Boozman, Capito, Cassidy, Collins, Cornyn, Cramer, Ernst, Grassley, Hoeven, Kennedy, McConnell, Moran, Murkowski, Risch, Romney, Rounds, Sullivan, Thune, Tillis, Wicker e Young.
Solo 3 senatori democratici, Merkley, Sanders e Welch hanno votato contro il pacchetto di aiuti esteri per via dell’opposizione a nuovi aiuti ad Israele mentre è in corso la guerra a Gaza. Il destino di questa proposta è incerto: lo Speaker repubblicano della Camera Mike Johnson ha già bocciato la legge e fatto sapere che intende lavorare separatamente per approvare qualcosa di diverso che contenga anche delle norme restrittive al confine sud, che la legge approvata dal Senato invece non contiene.
Le altre notizie della settimana
Il giudice Juan Merchan ha stabilito che Donald Trump, affronterà il suo primo processo penale con la selezione della giuria il 25 marzo a New York. La decisione è stata presa dopo che è stata respinta la richiesta, operata dall’ex presidente, di archiviare le accuse contro di lui nel processo riguardante il pagamento di somme di denaro in nero alla pornostar Stormy Daniels.
Il processo si svolgerà quindi nel mezzo della stagione delle primarie, in vista delle elezioni presidenziali di novembre. L'accusa sostiene che l'ex presidente si sia impegnato a nascondere i pagamenti dei rimborsi fatti al suo ex avvocato, Michael Cohen, che aveva versato del denaro in cambio del silenzio della pornostar Stormy Daniels su una relazione passata con Trump (che ha negato ogni responsabilità), prima delle elezioni presidenziali del 2016.
L'ex presidente Donald Trump è stato inoltre condannato a pagare una sanzione di 350 milioni di dollari nel caso di frode civile che stava affrontando a New York, in quanto è stato ritenuto responsabile di aver cospirato per manipolare il valore del suo patrimonio.
La decisione è stata presa con una sentenza di 92 pagine dal giudice Arthur F. Engoron, dopo un processo durato anni nel quale il procuratore generale di New York ha contestato le pretese di ricchezza di Trump. Il processo si è svolto senza giuria e il potere decisionale era nelle mani esclusive di Engoron.
Il presidente Biden, nella giornata di lunedì, ha incontrato il re di Giordania Abdullah II per discutere della possibilità di porre fine al conflitto tra Israele e Hamas e per garantire l'assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza.
Come ha notato l'Associated Press, la Giordania ha chiesto un cessate il fuoco prima che inizi la pianificazione a lungo termine, mentre gli Stati Uniti sono più restii rispetto a questa possibilità.
L’ex leader del Partito Repubblicano alla Camera dei Rappresentanti, rimosso dal ruolo di Speaker qualche mese fa, ha rilasciato una lunga intervista alla CNN in cui ha difeso la scelta americana di schierarsi al fianco dell’Ucraina nella guerra contro la Russia, oltre a non schierarsi sulla possibile condanna di Alejandro Mayorkas.
Nel corso dell’intervista, McConnell ha minimizzato l'influenza dell'ala isolazionista del suo partito, sostenendo che le opinioni repubblicane sulla posizione degli Stati Uniti nel mondo sono state a lungo guidate dal candidato presidenziale del loro partito, una cosa non insolita ora date le posizioni di Trump.
La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato per mettere sotto accusa Alejandro N. Mayorkas, il segretario alla Sicurezza Nazionale, accusandolo di essersi rifiutato volontariamente di far rispettare le leggi sui confini e di aver violato la fiducia del pubblico. Delle motivazioni che hanno portato a questa decisione e dello scontro politico dietro di essa avevamo parlato in uno degli ultimi numeri della nostra newsletter.
Ora Mayorkas dovrà essere giudicato dal Senato, dove per rimuoverlo dalla sua posizione serve una maggioranza dei due terzi. Al Senato però i Democratici hanno la maggioranza, quindi non ci sono possibilità che possa passare.
"Dio benedica Alexei Navalny. La sua impresa non sarà dimenticata. E sono sicuro che vedremo altre imprese del genere in Russia nel prossimo futuro". Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato così della morte di Alexei Navalny dalla Casa Bianca.
Il Presidente degli Stati Uniti ha inoltre esortato la comunità internazionale a non lasciarsi fuorviare e a ricordare che Putin è personalmente responsabile della morte dell'oppositore.