La proposta repubblicana sul tetto del debito
Nel numero di questa settimana parleremo della proposta fatta da McCarthy per l'innalzamento del tetto del debito, oltre alla battaglia legale sull'utilizzo di una pillola abortiva
La proposta repubblicana sul tetto del debito
Il leader dei Repubblicani Kevin McCarthy ha presentato al presidente degli Stati Uniti Joe Biden la sua proposta per aumentare il tetto del debito, in cambio di una serie di tagli alle spese. Si tratta di un insieme di richieste al ribasso rispetto a quelle inizialmente pensate dal GOP, ma che mette comunque in chiaro come il Partito non accetterà un innalzamento senza condizioni, come sperato dai Democratici.
Il tetto del debito è la cifra massima che il governo può spendere per le sue attività ordinarie, fissata a circa 31.400 miliardi di dollari. Questa soglia è stata già raggiunta diverso tempo fa, ragion per cui il Dipartimento del Tesoro ha attuato una serie di misure volte a ritardare il default, che, secondo lo stesso Dipartimento, potrebbe essere raggiunto già all'inizio di giugno (mentre le stime del Congressional Budget Office sono più ottimiste e parlano di una data fra luglio e settembre).
Delle possibili conseguenze di un mancato innalzamento abbiamo parlato in un altro numero della nostra newsletter. Ciò che preme analizzare ora riguarda gli sviluppi politici degli ultimi giorni, legati proprio alle dichiarazioni di McCarthy: quest'ultimo, in un discorso tenuto lunedì a New York, ha affermato che il suo partito è disposto a votare una misura che innalzi il tetto del debito in cambio di un congelamento delle spese ai livelli del 2022, limitando la crescita all’uno per cento annuo nel prossimo decennio, oltre ad una cancellazione di miliardi di dollari non spesi in fondi di assistenza creati durante la pandemia.
Il piano completo, presentato nella giornata di mercoledì, include tagli alla spesa per 4.5 miliardi di euro, oltre ad un aumento della soglia d’età per poter accedere al Supplemental Nutrition Assistance Program, ovvero il programma federale che fornisce sostegno nell’acquisto di generi alimentari per le famiglie più povere.
La proposta del Partito Repubblicano è al ribasso rispetto agli obiettivi segnati all'inizio di quest'anno, che parlavano della possibilità di raggiungere un pareggio di bilancio in dieci anni (obiettivo che per diversi analisti è irraggiungibile, se non a costo di tagli draconiani su sanità, pensioni ed istruzione). Ma non è scontato che questa proposta riesca ad ottenere il consenso di tutto il GOP, specialmente degli ultraconservatori del Freedom Caucus, i cui voti sono stati determinanti per l'elezione di McCarthy a Speaker.
Dal canto suo il presidente Biden continua a sostenere che il Congresso debba innalzare il tetto del debito senza condizioni (come del resto è stato già fatto in passato), e per ora ha rifiutato la proposta repubblicana.
La pillola abortiva mifepristone resta (momentaneamente) a disposizione
Nel numero della scorsa settimana avevamo parlato della battaglia legale che avrebbe potuto portare all'abolizione dell'autorizzazione all'utilizzo della pillola mifepristone, utilizzata per circa la metà degli aborti negli Stati Uniti. Questa settimana, sulla vicenda, si è espressa la Corte Suprema, fermando la decisione di un giudice del Texas, che aveva bloccato l'utilizzo di tale medicinale.
Si tratta indubbiamente di una vittoria per l'amministrazione Biden e per l'azienda che produce la pillola, nonché per tutto il movimento a favore dell'aborto. Con questa decisione della Corte Suprema, infatti, l'accesso alla pillola resterà libero negli stati in cui l'accesso all'aborto è legale, almeno per le prossime due settimane. Ma sulla vicenda non è affatto detta l’ultima parola.
Il caso tornerà ora alla Corte d'Appello del Quinto Distretto, che già diversi giorni fa aveva imposto restrizioni molto forti all'uso della pillola abortiva. Si tratta di una corte tendenzialmente conservatrice, ma non si sa ancora quali saranno i tre giudici che prenderanno parte all'udienza, fissata per il prossimo 17 maggio (generalmente, quelli che presiedono ad un appello sono diversi da quelli che hanno emesso la prima sentenza). In quella data si potrebbe sapere qualcosa in più a riguardo della possibilità di accedere al trattamento per l'interruzione di gravidanza.
La parte sconfitta in questa udienza, però, ricorrerà nuovamente alla Corte Suprema, che tornerà ad avere un ruolo centrale. Questo allungherà i tempi in cui la pillola potrà essere a disposizione, ma aggiunge incertezza sulle possibili soluzioni finali. Noi non sappiamo con certezza quali siano state le posizioni dei giudici nella decisione di mantenere in vigore l'uso della pillola, ma con ogni probabilità questa posizione è stata espressa da tutti i conservatori, ad eccezione di Clarence Thomas e Samuel Alito.
Fox News costretta a pagare una multa salata
Il processo per diffamazione intentato dall'azienda Dominion Voting Systems contro Fox News si è chiuso dopo poche ore, dal momento che il broadcaster televisivo ha accettato di versare un risarcimento da quasi 800 milioni di dollari, evitando così un processo che avrebbe esposto le menzogne promosse dalla rete sulle elezioni presidenziali del 2020.
Dominion aveva citato in giudizio Fox News per 1,6 miliardi di dollari, sostenendo che la rete avesse danneggiato la reputazione dell'azienda diffondendo le false teorie del complotto sulle sue macchine per il voto, fortemente caldeggiate dall'ex presidente americano Donald Trump. La stessa Dominion aveva cercato di dimostrare che Fox aveva agito con malizia, presentando prove come e-mail e messaggi di testo interni che mostravano come esponenti di Fox fossero a conoscenza delle falsità delle accuse.
L'accordo transattivo è stato raggiunto all'inizio delle dichiarazioni d'apertura del processo, ponendo così fine a un caso che ha imbarazzato Fox News per diversi mesi. Fox ha accettato di pagare a Dominion 787,5 milioni di dollari, un valore pari a circa un quarto degli utili che la rete ha dichiarato di aver guadagnato lo scorso anno.
Fox ha inoltre riconosciuto che le sue accuse a Dominion erano false. I problemi legali di Fox News, però, potrebbero non essere finiti, poiché la rete deve affrontare ora una seconda causa per diffamazione da parte di un'altra società di tecnologie elettorali, Smartmatic.
Le altre notizie della settimana:
Secondo fonti molto vicine al presidente, la prossima settimana Joe Biden potrebbe lanciare ufficialmente la sua candidatura alle elezioni del 2024. Già pochi giorni fa, durante il suo viaggio in Irlanda, l'inquilino della Casa Bianca aveva preannunciato di voler annunciare "molto presto" la sua discesa in campo.
In prossimità della Giornata della Terra, il presidente americano Joe Biden, tramite un ordine esecutivo, ha creato l'Office of Environmental Justice, in contrasto con le richieste Repubblicane di ridurre gli investimenti in energia verde come controparte per un voto sull'aumento del tetto del debito.
Questo nuovo ufficio servirà per coordinare tutte le iniziative relative alla giustizia ambientale. L'ordine esecutivo di Biden, inoltre, impone alle agenzie federali di implementare le misure per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Il giudice della Corte Suprema Clarence Thomas è finito al centro di numerosi attacchi, soprattutto da parte democratica, dal momento che secondo diverse notizie circolate negli ultimi giorni quest'ultimo avrebbe accettato decine di migliaia di dollari in ospitalità, viaggi di lusso e altri favori da un donatore conservatore.
La polemica ha scatenato diverse preoccupazioni anche nelle fila repubblicane, soprattutto in un periodo storico in cui il tasso di approvazione verso la Corte Suprema è a livelli molto bassi. A riguardo, la senatrice moderata Lisa Murkowski ha infatti affermato: "Penso che ci stiamo avvicinando pericolosamente ad un momento storico in cui il pubblico perderà la fiducia nella credibilità delle nostre istituzioni di governo. Non si fidano della corte, e quello che sta accadendo con il giudice Thomas di certo non aiuta".
Il deputato George Santos, eletto nelle ultime midterm e finito nell'occhio del ciclone mediatico ed al centro di inchieste giudiziarie a seguito delle numerose menzogne a riguardo del suo curriculum, intende candidarsi nuovamente alle elezioni del 2024. Vincere sarà tutt'altro che semplice, sia perché è probabile che ci siano sfidanti agguerriti, sia perché i primi dati suggeriscono che la raccolta fondi non stia andando nel verso giusto.
Il governatore della Florida, Ron DeSantis, sta affrontando un momento sempre più difficile in vista della possibile candidatura alle elezioni presidenziali del 2024. L'ex presidente Donald Trump, attuale favorito tra i repubblicani, sta cercando infatti di indebolire il sostegno nei confronti del suo sfidante per rafforzare la sua posizione nel partito.
Grazie agli sforzi dell'ex presidente, diversi membri della delegazione congressuale della Florida hanno manifestato il loro appoggio a Trump, offuscando gli sforzi di DeSantis per ottenere consensi.
Sebbene DeSantis sia nettamente in svantaggio rispetto a Trump nei sondaggi per il 2024, resta in una posizione migliore rispetto agli altri candidati. Tuttavia, un numero sempre più alto di donatori e sostenitori manifestano crescente preoccupazione sulla sua possibilità di vittoria.