I grattacapi di Biden con l’immigrazione
Nel numero odierno parliamo di immigrazione e delle conseguenze politiche derivate dalla fine di una norma voluta da Trump
I grattacapi di Biden con l’immigrazione
Con l'imminente fine delle misure straordinarie dovute alla pandemia non sarà più in vigore anche una norma voluta da Trump, intitolata Title 42. Quest'ultima, in nome del contrasto al Covid-19, agevola i procedimenti di espulsione degli immigrati dal suolo americano: d'ora in poi i funzionari di frontiera saranno costretti a tornare alle procedure regolari, che sono molto più lente.
La gestione della vicenda potrebbe avere conseguenze importanti dal punto di vista politico, soprattutto se si considera che il tema dell'immigrazione è uno di quelli a cui l'elettorato è più sensibile (soprattutto per quanto riguarda indipendenti e Repubblicani). Fu proprio una crisi del genere, con decine di migranti ammassati al confine, a provocare un primo calo di consensi per il presidente Biden, che in queste settimane si sta preoccupando di non mostrare una faccia troppo morbida.
Proprio la scorsa settimana, per affrontare la questione, Biden ha programmato lo spostamento di circa 1500 uomini dell'esercito ai confini meridionali, al fine di fornire attività di supporto nelle pratiche legate alla gestione dei flussi. Questa mossa, però, ha provocato qualche tensione interna al suo stesso partito, espressa bene dalle parole del senatore Bob Menendez, che ha affermato: "La militarizzazione del confine da parte dell'amministrazione è inaccettabile. C'è già una crisi umanitaria, il dispiegamento di personale militare dà solo l'impressione che i migranti siano una minaccia che richiede il contenimento delle truppe. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità". Il membro della camera Jesús “Chuy” García (D-Ill.) ha fatto eco, affermando: "Abbiamo condannato Trump per aver fatto la stessa cosa. Biden non dovrebbe seguire il suo esempio".
Da questo punto di vista, sottolinea NBC News, uno dei problemi incontrati dalla presidenza Biden è stata la difficoltà nel portare avanti leggi di riforma tramite il Congresso (i tentativi fatti nel corso dell’ultimo biennio sono andati a vuoto), che hanno spinto la Casa Bianca ad agire quasi esclusivamente per via esecutiva. In questi anni, infatti, sono stati creati centri per processare le domande in Guatemala e Colombia, creati portali web attraverso i quali si poteva fare domanda di asilo e facilitato processi per le riunificazione familiari.
I dati annuali completi, relativi all’ultimo anno fiscale e pubblicati lo scorso ottobre, mostrano come nel 2022 gli ufficiali di frontiera abbiano segnalato più di 2 milioni di migranti, un dato in aumento rispetto agli 1.7 del 2021. Nel complesso, dopo che nella primavera del 2020 i numeri erano arrivati ai minimi storici a causa della pandemia, adesso il flusso di persone è ai livelli più alti dall’inizio del nuovo millennio. Nel mese di maggio 2022, secondo l’U.S. Customs and Border Protection, si sono registrati 224.370 avvistamenti, che hanno superato il record di 220.063 segnato nel marzo 2000
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Sempre a riguardo del Title 42, i numeri mostrano come l’uso di questa norma (che ha raggiunto il massimo nel 2020) sia pian piano calato con l’avvento della presidenza Biden: nel novembre 2022, infatti, più di due terzi delle richieste sono state processate secondo la legge ordinaria. In questi mesi è cambiata anche la provenienza delle persone che superano il confine: è diminuita la percentuale di messicani, honduregni, guatemaltechi e salvadoregni, mentre sono aumentati gli arrivi da Colombia, Cuba, Nicaragua, Perù e Venezuela.
Va inoltre sottolineato come tuttora tantissimi migranti irregolari vivono di fatto in maniera stabile negli Stati Uniti, senza troppi problemi. I loro figli, inoltre, essendo nati sul territorio americano, acquisiscono di diritto la cittadinanza.
La situazione di difficoltà, ed i timori per un aumento di arrivi, sta creando una situazione di grande fermento al Congresso: l’Indipendente Krysten Sinema ed il Repubblicano Thom Tillis, ad esempio, hanno presentato una proposta per estendere il Title 42 per altri due anni, che però ha poche chance di essere approvata, mentre altri senatori hanno mandato lettere ai membri dell’esecutivo chiedendo di agire per risolvere il problema.
Gli aggiornamenti sulla battaglia politica per l'innalzamento del tetto del debito
Anche nel numero di questa settimana torniamo ad analizzare la battaglia politica per l'innalzamento del tetto del debito. La questione diventa sempre più delicata man mano che passano i giorni, dato che la data in cui gli Stati Uniti andranno in default (per comprendere cosa significhi e quali siano le conseguenze, rimandiamo ad un vecchio numero della newsletter) si avvicina e le parti sembrano ancora distanti.
Lo Speaker della Camera dei Rappresentanti, il Repubblicano Kevin McCarthy, continua infatti a ripetere che non sosterrà alcun aumento senza ottenere in cambio di drastici tagli alla spesa, ed ha svelato un piano che è stato dichiarato irricevibile dai Democratici. Il presidente Biden, invece, ritiene che il GOP debba votare l’innalzamento senza troppe condizioni, come è stato fatto in altre occasioni nel passato.
Nel corso del dibattito, sono state elaborate diverse idee: stando a quanto riportato da POLITICO, ad esempio, McCarthy potrebbe elaborare una serie di proposte destinate ad essere particolarmente apprezzate dai Democratici più moderati, considerando anche che Joe Manchin e Krysten Sinema si sono già espressi a favore di trattative fra le parti. Sebbene i dialoghi non siano facili (e la Casa Bianca sembri leggermente in difficoltà nel ridefinire la sua strategia), la prossima settimana potrebbe essere cruciale.
La novità più importante degli ultimi giorni, infatti, è che le parti hanno accettato di parlarsi: la prossima settimana dovrebbe tenersi un incontro fra Joe Biden e Kevin McCarthy, che potrebbe servire a sbloccare la situazione.
Le altre notizie della settimana:
La United Workers Auto, una delle unioni sindacali più potenti, ha emanato un promemoria interno in cui spiega di non avere intenzione, almeno per il momento, di dare l'endorsement al presidente Biden in vista delle elezioni del 2024 (fino ad ora hanno quasi sempre appoggiato i candidati Democratici).
Le motivazioni riguardano le preoccupazioni del gruppo sulla transizione verso i veicoli a conduzione elettrica promossa dal presidente, che potrebbe avere un impatto importante sul settore. Dal momento che lo stesso sindacato ha dichiarato che non appoggerà alcun Repubblicano, è probabile che si tratti principalmente di una mossa per trattare ed avere concessioni dalla presidenza.
Il senatore democratico Bernie Sanders è pronto a presentare una proposta che innalzerebbe il salario minimo a 17 euro l’ora, anche se le possibilità che questa possa essere approvata dal Congresso sono prossime allo zero.
Come sottolineato da The Hill, però, la questione potrebbe creare qualche grattacapo al leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer: quest’ultimo, infatti, sarà chiamato a mediare fra la necessità di evitare di scontentare troppo la base progressista e proteggere quei senatori che si trovano a dover affrontare sfide elettorali particolarmente delicate e che si sono opposti ad una proposta particolarmente divisiva.
Il giornale investigativo ProPublica ha pubblicato nuove rivelazioni a proposito dell’inchiesta riguardante il giudice della Corte Suprema Clarence Thomas. Già lo scorso 6 aprile i giornalisti Joshua Kaplan, Justin Elliott e Alex Mierjeski avevano rivelato come Thomas avesse ricevuto per oltre 20 anni una serie di regali dal miliardario statunitense e influente donatore del Partito repubblicano, Harlan Crow.
Secondo le nuove rivelazioni, Crow avrebbe pagato per almeno 2 anni la retta delle scuole private frequentate dal nipote di Thomas, Mark Martin, di cui il giudice avrebbe assunto la custodia legale a seguito dell’arresto del padre, quando Martin aveva 6 anni. Anche in questo caso, Thomas non ha divulgato i dettagli dei pagamenti effettuati da Harlan Crow, difendendosi dichiarando che la legge impone di farlo soltanto per i finanziamenti relativi ai figli naturali o adottivi (non dunque, ai nipoti).
A più di due anni dal termine del mandato del precedente Ambasciatore statunitense a Roma, Lewis Eisenberg, che fu nominato da Donald Trump e ha concluso il suo periodo il 17 Gennaio 2021, gli Stati Uniti avranno un nuovo capo della diplomazia nel nostro Paese: la Casa Bianca, infatti, sembra vicina ad ufficializzare l'incarico a Jack Markell, attualmente Ambasciatore all'OCSE (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
Ron DeSantis è stato costretto a ritirare (almeno per il momento) una legge che, secondo il New York Times, avrebbe indebolito la libertà di stampa nella Florida. Questa misura, in seguito alla quale sarebbero diminuite le protezioni legali nei confronti dei media da casi di diffamazione, è stata criticata soprattutto da network di estrema destra.
Allo stesso tempo, la legislatura della Florida ha approvato una misura che rende segreti i dati sugli spostamenti di Ron DeSantis, dopo che negli ultimi mesi questi sono stati a lungo analizzati sui giornali, data la crescente popolarità del governatore.
Donald Trump tornerà a partecipare ad un town sulla CNN, per la prima volta dal 2016. La giornalista di "CNN This Morning", Kaitlan Collins, modererà l'evento, che si terrà al St. Anselm College in New Hampshire ed andrà in onda alle 20:00 ET del 10 maggio (le 2:00 di notte in Italia dell'11 maggio). Il tycoon risponderà alle domande degli elettori repubblicani del New Hampshire.