Tutte le indagini e i processi su Donald Trump
Nel nostro approfondimento settimanale facciamo il punto sulle numerose inchieste che riguardano Donald Trump, oltre a parlare dell'accordo al Congresso che ha evitato un nuovo shutdown
Tutte le indagini e i processi su Donald Trump
Mai come in passato, nel corso delle elezioni presidenziali di quest’anno, questioni politiche si incroceranno con vicende giudiziarie. Le numerose inchieste che coinvolgono Donald Trump, infatti, rivestiranno un ruolo centrale nella campagna elettorale, in quanto riguardano uno dei due candidati principali in corsa per la Casa Bianca.
Già nell'ultima settimana è arrivata una decisione importante: la Corte Suprema ha accettato di esaminare la questione dell'immunità presidenziale rivendicata da Trump per il suo comportamento durante l'assalto al Campidoglio e per il suo tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020. La Corte ha precisato in un comunicato stampa che esaminerà "se, e in caso affermativo, in che misura, un ex presidente gode dell'immunità dai procedimenti penali per comportamenti presumibilmente implicanti atti ufficiali durante il suo mandato".
Il 6 febbraio, una corte d'appello federale di Washington ha stabilito in modo molto argomentato che Trump non godeva di tale immunità, ma la Corte Suprema ha rivendicato l'ultima parola e si è impegnata ad avviare una procedura accelerata. Il dibattito davanti ai nove giudici - tre dei quali nominati da Trump - si terrà nella settimana del 23 aprile. Ma la decisione scritta potrebbe arrivare solo alla fine della sessione, cioè il 1° luglio, compromettendo quasi sicuramente lo svolgimento del processo prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre.
Ma quali sono le quattro inchieste più importanti nei confronti di Donald Trump? Tutte quelle principali hanno superato la prima fase delle indagini formali e sono arrivate all’indictment: quest’ultimo rappresenta un'incriminazione e non una condanna, ed è tra i primi passaggi che un pubblico ministero può compiere per portare un caso in tribunale. Nel formulare questa accusa c’è bisogno che una giuria popolare decida che vi siano elementi sufficienti per il processo.
Come sottolinea POLITICO, che offre un quadro completo delle inchieste, la prima indagine è portata avanti dall’U.S. District Court for the District of Columbia e riguarda il tentativo operato dall’ex presidente di cambiare il risultato delle elezioni che si sono tenute nel 2020. I capi d’accusa principali, in questo caso, sono quattro: due fra questi sono legati al tentativo di impedire al Congresso di validare la nomina di Joe Biden, uno al possibile impedimento nel riconoscere il voto postale di alcuni cittadini, mentre l’ultimo si riferisce alle azioni esercitate per ostacolare la raccolta dei voti.
Lo stesso POLITICO evidenzia come l’accusa, in questo caso, abbia molti punti di forza, fra cui le numerose testimonianze da parte di esponenti politici vicini a Donald Trump e il fatto che i tentativi operati siano ben documentati. La principale arma di difesa potrebbe essere nel tentativo, operato dal tycoon, di sostenere come le sue dichiarazioni sulle elezioni del 2020 fossero protette dal Primo Emendamento o che, nel contestare il risultato, si stesse semplicemente basando sui consigli dei suoi avvocati.
Il secondo caso è sempre legato alle ultime presidenziali, ma è portato avanti nello specifico da una corte locale della Georgia e riguarda la pressione esercitata sugli ufficiali statali per non certificare il voto. L’inchiesta è stata aperta dalla procuratrice distrettuale Fani Wills nel febbraio del 2021: i 41 capi d’imputazione sono rivolti anche nei confronti dei più vicini consiglieri di Trump, tra cui Rudolph Giuliani e Mark Meadows, il capo di gabinetto della Casa Bianca al momento delle elezioni. Nello specifico, sottolinea il New York Times, l’accusa è stata formulata in base ad una legge contro il racket e sostiene che il tycoon fosse a capo di un’organizzazione criminale progettata per mantenerlo al potere.
La terza indagine, portata avanti dall’U.S. District Court for the Southern District of Florida e gestita dallo special counsel Jack Smith, riguarda il possesso di documenti riservati che Trump avrebbe portato con sé una volta lasciata la Casa Bianca al termine della sua presidenza, che avrebbe anche mostrato ad alcune persone. Dei vari passi dell’indagine, con le numerose perquisizioni e le resistenze dell’ex presidente nei confronti dell’autorità giudiziaria, abbiamo parlato più volte nei passati numeri della nostra newsletter.
In questo processo l’ex presidente deve fronteggiare 32 accuse, in particolar modo per la violazione dell’Espionage Act, norma che impedisce di trattenere documenti riservati, e per la mancata collaborazione con l’autorità giudiziaria. Anche in questo caso gli elementi contro l’ex presidente sono numerosi e abbastanza forti, ma a suo favore potrebbe giocare il fatto che l’inchiesta è stata assegnata alla giudice Aileen Cannon, nominata dallo stesso tycoon: quest’ultima avrà un potere abbastanza ampio nel decidere la velocità delle procedure e sugli elementi che potranno essere presentati come prova. La data attualmente fissata per l’inizio del processo è il 20 maggio.
Nell’ultima inchiesta Donald Trump è indagato per aver nascosto i pagamenti dei rimborsi fatti al suo ex avvocato, Michael Cohen, che avrebbe versato del denaro in cambio del silenzio della pornostar Stormy Daniels su una relazione passata con Trump, prima delle elezioni presidenziali del 2016. Nello stato di New York, dove si svolge la stessa inchiesta, falsificare documenti amministrativi è illegale, ma affinché questo sia un crimine punibile con l'arresto è necessario che si leghi ad esso un altro reato. Al momento l’accusa non ha chiarito quale potrebbe essere questo ulteriore illecito, cosa che potrebbe minare la base dell’intero processo.
Evitato un nuovo shutdown
Il Congresso degli Stati Uniti ha votato nella giornata di giovedì per un breve finanziamento del governo federale che evita così lo shutdown fino almeno all'8 marzo. Per l'ennesima volta, si è quindi evitata la sospensione delle attività del governo.
Negli Stati Uniti, infatti, se non vengono periodicamente approvati i fondi per il governo federale, questo deve sospendere tutte le sue attività non essenziali (come parchi, musei, uffici pubblici) e proseguire solo con quelle fondamentali, al fine di risparmiare denaro. Ogni volta lo spettro dello shutdown viene sfruttato dai due partiti nelle trattative su cosa mettere nelle leggi.
A impedire l'approvazione di una vera e propria legge di bilancio è la frangia più estremista del Partito Repubblicano. È ormai da ottobre che gli Stati Uniti vanno avanti con brevi finanziamenti. In questi cinque mesi ne sono stati approvati quattro. "È una soluzione a breve termine, non a lungo termine", ha detto giovedì sera Joe Biden in una dichiarazione, accogliendo comunque con favore l’approvazione del testo. "Il Congresso deve fare il suo lavoro e approvare leggi di bilancio annuali che siano utili al popolo americano".
Le altre notizie della settimana
Sia Joe Biden che Donald Trump, nel corso dell’ultima settimana, si sono recati al confine meridionale con il Messico: questa scelta mostra come il tema dell’immigrazione sarà particolarmente importante nel corso della prossima campagna elettorale per le presidenziali.
Biden, del resto, sta cercando di spingere il Congresso ad approvare una nuova legge che provi a regolare l’afflusso al confine meridionale, che però trova l’opposizione di parte dei Repubblicani. Trump, nello specifico, si oppone alla misura in quanto ritiene che una sua approvazione danneggerebbe la sua candidatura favorendo il suo sfidante.
Il senatore Mitch McConnell ha annunciato che, dopo le prossime elezioni, lascerà la leadership del Partito Repubblicano. Si tratta di una scelta che avrà un impatto non indifferente sul futuro della politica americana, vista l’esperienza che lo stesso McConnell ha sempre avuto nel gestire le complicate vicende della Upper House.
“Il Presidente sta bene e la visita medica di quest'anno non ha identificato nuove preoccupazioni. Continua ad essere idoneo al servizio e ad eseguire pienamente tutte le sue responsabilità senza alcuna esenzione o accomodamento". Sono queste le parole rilasciate ai giornalisti da Kevin O'Connor, il medico che ha effettuato la visita annuale al presidente Biden.
In quest’ultima sono arrivate dunque rassicurazioni sullo stato di salute dell’inquilino della Casa Bianca, che nonostante i quasi 81 anni si ricandiderà per un nuovo mandato.
L'ex presidente Donald Trump ha ottenuto il 68,2% dei voti alle primarie del Partito Repubblicano in Michigan. L'ex ambasciatrice Nikki Haley si è invece fermata al 26,6%. Il tycoon ha vinto anche il Missouri.
Nelle primarie del Partito Democratico, sempre in Michigan, ha invece vinto Joe Biden con l'81,5%. Gli "Uncommitted", cioè coloro che sulla scheda hanno scelto di non votare nessuno dei candidati, sono al momento il 12,7%.
Americans For Prosperity Action, un potente gruppo conservatore guidato dal miliardario Charles Koch, ha deciso di sospendere la campagna elettorale a favore di Nikki Haley.
In un'e-mail allo staff, l'amministratore delegato del gruppo, Emily Seidel, ha detto che devono "fare il punto" sulle priorità di spesa dopo la sconfitta di Haley alle primarie della South Carolina. Il AFP Action ora si concentrerà sulle elezioni di Camera e Senato. La stessa candidata, però, ha nel frattempo ricevuto l’endorsement delle due senatrici moderate del GOP Lisa Murkowski e Susan Collins.
Gli Stati Uniti hanno inviato per via aerea una nuova serie di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, proprio nel periodo in cui sono in corso trattative per una tregua temporanea nella guerra tra Israele e Hamas.
"Persone innocenti sono state coinvolte in una terribile guerra, incapaci di sfamare le proprie famiglie, e avete visto la risposta quando hanno cercato di ottenere aiuti. E dobbiamo fare di più, e gli Stati Uniti faranno di più", ha affermato infatti Biden.
Le accuse mi sembrano molto deboli, difficile si andrà lontano..