Donald Trump è stato (nuovamente) incriminato
Nel numero di questa settimana parliamo dell'incriminazione di Donald Trump e delle primarie del Partito Repubblicano
Donald Trump è stato (nuovamente) incriminato
La campagna elettorale di Donald Trump continua ad essere minata da numerose difficoltà legali: l’ex presidente è stato infatti incriminato per il possesso di documenti riservati e per aver ostacolato la giustizia nel tentativo di tornarne in possesso. Prima di spiegare la vicenda, va fatto un utile chiarimento: nel sistema giudiziario americano, l'incriminazione non rappresenta una condanna, ma il passaggio che segna l'inizio del processo federale dal quale ora il tycoon dovrà difendersi.
La vicenda ha avuto inizio lo scorso 8 agosto, quando l'FBI ha effettuato una perquisizione nella residenza di Mar-a-Lago per verifiche riguardo la possibile presenza di documenti riservati e top secret che l'ex presidente avrebbe portato con sé dopo aver lasciato la Casa Bianca, violando in questo modo la legge. Come avevamo già raccontato in un vecchio numero della nostra newsletter, allora furono trovati 18 documenti classificati come top-secret, 54 come “segreti”, 31 come confidenziali e 11.179 senza alcuna classificazione. A suscitare particolare attenzione erano state anche 48 cartelle trovate vuote, che avevano fatto emergere l’interrogativo riguardante la possibilità che lo stesso ex presidente avesse nascosto altri documenti.
Nell’atto di accusa, presentato dallo special consuel Jack Smith (incaricato di svolgere le indagini), si sottolinea come questi documenti contenessero informazioni militari riguardanti gli Stati Uniti e altri paesi, con notizie sul potenziale nucleare e sulle vulnerabilità americane e delle nazioni alleate. Queste carte sarebbero state mostrate anche ad altri funzionari che non avevano autorizzazioni per accedere al materiale riservato.
Dei capi d’imputazione contro Trump, trentuno sono relativi alla presenza a Mar-a-Lago di documenti riservati, mentre altri riguardano l’ostruzione alla giustizia, l’omissione della fornitura del materiale alle richieste dell’autorità ed il tentativo di nascondere le prove. Se dovesse essere riconosciuto colpevole, l’ex presidente rischia da un minimo di 3 anni per ognuna delle accuse fino ad un massimo di 20 anni di carcere per i fatti più gravi.
Parlando a riguardo della vicenda, lo Special Consuel Jack Smith ha commentato: "In questo paese abbiamo delle leggi che devono essere applicabili a chiunque. Come era prevedibile, non si è fatta attendere la reazione repubblicana alla vicenda. Il principale rivale di Trump alle primarie, il governatore della Florida Ron DeSantis, ha duramente criticato la "strumentalizzazione dell'applicazione della legge federale", evitando però una difesa diretta di Trump.
Lo Speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy (R-Calif.) ha definito l'incriminazione "inaccettabile", mentre la presidente della conferenza GOP della Camera, Elise Stefanik (R-N.Y.), ha affermato che Biden "ha strumentalizzato" il Dipartimento di Giustizia per l'incriminazione e ha definito questa decisione come una "caccia alle streghe".
Donald Trump, invece, sul proprio social Truth ha affermato: "Nessuno ha detto che non mi fosse concesso guardare i documenti personali che ho portato con me dalla Casa Bianca. Non c'è niente di sbagliato".
Primarie, due nuovi sfidanti per Trump
Si è ufficialmente allargato il numero dei contendenti per la candidatura del Partito Repubblicano alla Casa Bianca. Fino ad ora erano in campo i due favoriti, Donald Trump e Ron DeSantis, oltre ad altri sfidanti pronti a dire la loro e provare a guadagnare consenso nelle prossime settimane.
Si tratta di Tim Scott, senatore afroamericano della South Carolina, e Nikki Haley, ex governatrice dello stesso stato nonché già ambasciatrice alle Nazioni Unite, oltre a candidati meno conosciuti al grande pubblico, come il milionario Vivek Ramaswamy, l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson e lo speaker radiofonico Larry Elder.
Nell'ultima settimana a questa lista di sono aggiunti Mike Pence, ex vicepresidente durante il mandato di Donald Trump, e Chris Christie. Il primo dei due è sicuramente la figura politica più nota, anche in virtù del ruolo di primo piano avuto durante l'assalto al Congresso il 6 gennaio 2021.
Figura di spicco del Partito Repubblicano, nel corso della sua esperienza politica si è contraddistinto per il suo orientamento conservatore e per la difesa dei valori cristiani. Negli anni del mandato di Donald Trump è stato sempre vicino all'ex presidente, senza però seguirlo nelle accuse di brogli elettorali e nei proclami fatti dopo le elezioni del 2020: anche per questo i rapporti con il tycoon si sono subito raffreddati, arrivando spesso ad una aperta ostilità.
Anche nel video di presentazione della sua candidatura, Pence ha mantenuto questo duplice atteggiamento: da un lato ha rivendicato i risultati dell’amministrazione Trump e attaccato il presidente Biden, dall’altro ha sottolineato la necessità di una nuova leadership per il paese, evidenziando dunque l’opportunità di andare oltre lo stesso tycoon. Per quanto riguarda la campagna elettorale, il messaggio è quello conservatore in senso classico, con la necessità di preservare I valori fondanti dell’America, facendo più volte appello alla religione e a Dio. Pence si è dichiarato favorevole ad un ban nazionale sull’aborto, nonché a profondi tagli ai programmi di Social Care. Tale piattaforma è compresa tuttavia all’interno di un messaggio essenzialmente ottimista, terminato con l’affermazione da parte del Vicepresidente che i giorni migliori per l’America “devono ancora arrivare”.
Christie, invece, sembra volersi distanziare in maniera molto più marcata da Donald Trump, definito "un uomo amareggiato e arrabbiato", la cui presidenza è stata un fallimento. Il candidato ha affermato inoltre: "La presa di questa famiglia è incredibile. Jared Kushner e Ivanka Kushner escono dalla Casa Bianca e mesi dopo ricevono 2 miliardi di dollari dai sauditi? Sono i tuoi soldi che ha rubato. Questo ci rende una repubblica delle banane". I due nuovi candidati, però, nei sondaggi appaiono indietro: insidiare la leadership di Trump e DeSantis non sarà facile.
Le altre notizie della settimana:
La Corte Suprema ha deciso di rovesciare una mappa proposta dalla maggioranza Repubblicana in Alabama, volta a ridisegnare i distretti elettorali dello stato.
Questa decisione è stata presa perché con questa nuova divisione solo uno dei sette distretti statali sarebbe stato abitato da una popolazione a maggioranza nera, che rappresenta invece il 27% della popolazione.
Adesso la mappa dovrà essere ridisegnata aggiungendo un ulteriore distretto a maggioranza nera. Il leader del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) ha lodato questa decisione, affermando: "Oggi, la Corte Suprema ha affermato e protetto il diritto costituzionale fondamentale per cui i nostri antenati hanno versato sangue, sudore e lacrime".
Il Partito Repubblicano è andato all'attacco nei confronti di Julie Su, profilo scelto da Biden come Segretario al Lavoro, la cui nomina però è rimasta ancora in sospeso, anche a causa della perplessità di alcuni moderati del Partito Democratico.
In particolar modo il GOP ha criticato le sue reticenze nel comparire in aula per rispondere alle interrogazioni del partito, oltre a mettere in discussione il suo operato nel periodo in cui è stata segreteria ad interim, usando come strumento soprattutto un'inchiesta del New York Times che parla di numeri preoccupanti sul lavoro minorile, specialmente nelle comunità di immigrati irregolari.
Sebbene la scorsa settimana la vicenda relativa al tetto del debito si sia chiusa con l'approvazione di un accordo che ha evitato un disastroso default, gli strascichi della battaglia politica continuano a farsi sentire. Alcuni deputati Repubblicani, appartenenti all'ala più conservatrice del Partito, hanno scelto di non votare due misure come atto di ribellione per il compromesso raggiunto con i Democratici.
Nella giornata di domani è previsto un nuovo incontro per cercare di trovare una posizione comune.
Il Dipartimento della Difesa ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti per l'Ucraina, da 2.1 miliardi di dollari. Con questa fornitura gli Stati Uniti sono arrivati ad elargire al paese guidato da Zelensky materiale per quasi 40 miliardi di dollari.