L'incriminazione di Donald Trump, spiegata bene
Nel numero di quest'oggi parliamo dell'incriminazione del presidente americano Donald Trump
Donald Trump è stato incriminato
Era qualcosa di atteso, ma non per questo ha fatto meno rumore: la notizia dell’incriminazione di Donald Trump è finita nel giro di pochi minuti sulle prime pagine di tutto il mondo, trovando ampio spazio anche nei telegiornali e programmi di approfondimento italiani.
Del resto, probabilmente, non poteva essere altrimenti, dal momento che Trump sarà il primo ex presidente degli Stati Uniti ad andare a processo. La decisione è stata presa un po’ a sorpresa dal gran giurì di Manhattan, dopo che nelle ore precedenti si era diffusa una voce riguardante la possibilità di slittare la decisione di circa un mese. Le accuse non sono state ancora rese note, ma il caso riguarda il possibile versamento di denaro in favore di Stormy Daniels, una pornostar con cui Trump avrebbe avuto una relazione nel passato ed a cui il tycoon avrebbe dato circa 130.000 dollari prima delle elezioni del 2016, per ottenere il suo silenzio sulla vicenda.
Nel parlare del caso, può essere utile chiarire alcuni passaggi. Anzitutto va specificato che l’incriminazione non è affatto una condanna, ma un passaggio che segna l'inizio del processo: adesso il presidente Trump dovrà recarsi in tribunale (probabilmente nella giornata di martedì), dove gli saranno lette le accuse rivolte nei suoi confronti, scattate le foto segnaletiche e prese le impronte digitali. Dopodiché il tycoon potrà con ogni probabilità tornare momentaneamente in libertà.
La decisione di incriminare Trump è stata presa dal gran giurì, un gruppo con 23 componenti scelti per sorteggio, che è chiamato a decidere a maggioranza se incriminare o meno una determinata persona. Questo si differenzia dalla giuria popolare, che ha invece il compito di determinare la colpevolezza o meno dell’imputato, e deve farlo con l’unanimità di tutti i membri.
L’inchiesta è portata avanti dal procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, ed è incentrata principalmente sulla testimonianza dell'avvocato Michael Cohen, che ha dichiarato di aver versato all'attrice circa 130.000 dollari, proprio su indicazione di Trump. Quando quest’ultimo si sarebbe candidato alla Casa Bianca, infatti, potrebbe aver elargito tramite il suo avvocato tale somma alla pornostar per pagare il suo silenzio: il denaro sarebbe stato girato proprio dallo stesso Cohen, poi rimborsato dalla campagna del tycoon sotto forma di consulenze legali.
Vi è però un'incognita relativa al capo d'accusa che potrà essere utilizzato nei confronti di Trump. Nello stato di New York falsificare documenti amministrativi è illegale, ma affinché questo sia un crimine punibile con l'arresto è necessario che si leghi ad esso un altro reato, che in questo caso potrebbe essere la violazione delle leggi elettorali. Come sottolineato dal New York Times, però, non vi è alcun precedente che leghi questi due tipi di violazioni, fattore che rende difficile prevedere quali potranno essere gli sviluppi.
Donald Trump (che si è dichiarato innocente) è andato subito all’attacco del procuratore distrettuale, gridando alla macchinazione operata dai Democratici per impedirgli di vincere nuovamente le elezioni. “Questi teppisti e questi mostri della sinistra radicale”, ha scritto infatti l’ex presidente sul suo social Truth, “hanno appena incriminato il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Questo è un attacco contro il nostro paese di quelli che non si erano mai visti prima. Gli Stati Uniti sono ora un paese del terzo mondo, una nazione in serio declino”.
Sebbene il suo legale Joe Tacopina (in Italia ben noto nel mondo del calcio in quanto attuale presidente dei ferraresi della Spal e già patron di Bologna e Venezia) abbia dichiarato che Trump si consegnerà spontaneamente alle autorità e che non accetterà nessun patteggiamento in quanto innocente, questo atteggiamento aggressivo dell’ex presidente potrebbe creargli non pochi problemi. Se Trump dovesse continuare a lanciare invettive, infatti, il giudice potrebbe emettere un “gag order” (ordine di silenzio), che gli impedirebbe di parlare del caso. Qualora questo fosse disatteso, l’ex presidente potrebbe essere arrestato già prima del processo e proprio in attesa di quest’ultimo.
Donald Trump incriminato: ed ora cosa succede nello scenario politico?
La notizia dell’incriminazione di Donald Trump, inevitabilmente, ha conseguenze anche sulla campagna elettorale per le prossime presidenziali del 2024, in quanto riguarda colui che attualmente appare in vantaggio per ottenere la candidatura nel Partito Repubblicano. Da questo punto di vista la Costituzione degli Stati Uniti non vieta l’esercizio del mandato a chi è incriminato o condannato, ragion per cui potenzialmente anche una persona in carcere potrebbe essere eletta.
Dal momento che in questa situazione sarebbe comunque difficile esercitare le regolari funzioni, però, il Dipartimento di Giustizia, con due memo pubblicati nel 1973 e nel 2000, ha concluso che un presidente non può essere condannato nel corso del suo mandato. Intorno alla possibilità che un candidato sia imprigionato prima della sua elezione c’è invece un vuoto legislativo che non sarà di facile soluzione.
Secondo esperti legali in questa situazione non sarebbe applicabile neanche il 25° emendamento, che consente al governo di dichiarare il presidente “incapace di adempiere i poteri e doveri del suo ufficio”. Da valutare saranno gli impatti della vicenda sulla campagna elettorale: fare previsioni, adesso, sarebbe abbastanza azzardato e impossibile.
Le reazioni della politica
Inevitabilmente questa decisione ha suscitato reazioni accese anche nel mondo della politica. Tutto il Partito Repubblicano ha scelto di fare quadrato intorno all’ex presidente: Nikki Haley ha definito l'accusa come un atto di vendetta politica contro di lui, mentre Mike Pence ha parlato di una decisione "oltraggiosa" da parte di un procuratore che ha deciso di portare avanti una persecuzione politica.
Ron DeSantis ha dichiarato che non si impegnerà per estradare Trump dalla Florida, stato di cui è governatore ed in cui si trova attualmente l’ex presidente (anche se su questo può poco, dato che la Costituzione gli lascia pochi spazi di manovra). Lo stesso DeSantis ha poi definito questa decisione “antiamericana” ed ha accusato il procuratore Bragg di essere al soldo di Soros.
Diverse, ovviamente, le reazioni in casa democratica. L’ex Speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, ha affermato: “Il gran giurì ha agito sulla base dei fatti e della legge. Nessuno è al di sopra della legge, e ognuno ha il diritto ad un processo per dimostrarsi innocente”. Anche il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer si è espresso sulla vicenda, dichiarando: “Trump è soggetto alla legge nella stessa maniera degli altri americani. Sarà in grado di avvalersi del sistema legale americano e della giuria, e non della politica. Non dovranno esserci influenze politiche esterne”.
Sia il presidente Biden che la vicepresidente Harris, invece, hanno evitato commenti.
Un giornalista americano è stato arrestato in Russia
Evan Gershkovich, giornalista americano che stava lavorando in Russia per conto del Wall Street Journal, è stato arrestato dai servizi d'intelligence interni (Fsb) a Ekaterinburg, località nella regione degli Urali. Il reporter, che stava raccogliendo informazioni militari, è stato accusato di essere una spia.
Gershkovich, un 32enne, rischia ora fino a vent'anni di carcere. La Casa Bianca ha condannato con fermezza la decisione della Russia, invitando tutti i cittadini americani a lasciare immediatamente il paese.
Le altre notizie della settimana
La Camera dei Rappresentanti guidata dai Repubblicani, nella giornata di giovedì, ha approvato un pacchetto energetico intitolato "Lower Energy Costs Act", con quattro democratici, ovvero Vicente Gonzalez (Texas), Henry Cuellar (Texas), Marie Gluesenkamp Perez (Wash.) e Jared Golden (Maine), che si sono uniti al GOP nel voto.
Nel complesso il pacchetto di legge punta ad implementare la produzione e l'esportazione dei combustibili fossili, a cancellare alcune protezioni ambientali votate dai Democratici e ad accelerare i processi per la costruzione di nuove infrastrutture. Il progetto è destinato ad arenarsi nel Senato guidato dai Democratici, ma servirà comunque come base di partenza per le trattative fra i due partiti che andranno avanti nelle prossime settimane, soprattutto sull'innalzamento del tetto del debito.
In occasione del Transgender Day of Visibility, la deputata Pramila Jayapal ed il senatore Ed Markey hanno reintrodotto il Transgender Bill of Rights. Questa norma estenderebbe le tutele contro le discriminazioni, assicurerebbe ai giovani di poter gareggiare nelle competizioni sportive in linea con il loro sesso d'appartenenza ed espanderebbe le tutele sanitarie.
Dopo l'approvazione di un nuovo progetto petrolifero in Alaska, l'amministrazione Biden ha effettuato un'altra mossa potenzialmente destinata ad irritare gli ambientalisti. Nella giornata di mercoledì, infatti, è stata tenuta un'asta per nuovi contratti di locazione petrolifera nel Golfo del Messico.
Si tratta tuttavia di una mossa richiesta dalla legge e conseguenza di una serie di misure inserite nell'Inflaction Reduction Act per ottenere il voto decisivo del senatore Joe Manchin.
La Disney ha tolto i poteri al nuovo board di vigilanza, i cui membri sono stati nominati da DeSantis per porre fine al periodo di autogoverno dei parchi di divertimento che possiede sul territorio della Florida.
Lo ha fatto citando una oscura clausola legale. In uno dei suoi ultimi atti prima dell'insediamento degli incaricati di DeSantis, il CdA dell'area che comprende il parco a tema della Walt Disney in Florida ha approvato un nuovo accordo che concede a Disney ampi poteri di veto su qualsiasi miglioramento o modifica alle proprietà del parco.
In base al provvedimento, qualsiasi modifica decisa dal prossimo board è "soggetta alla revisione e ai giudizi preventivi della Disney". Al nuovo consiglio viene anche proibito di usare il nome o i personaggi della Disney - "come Topolino" - o di distribuire o vendere prodotti legati alla Disney.
Il Senato americano ha votato per abrogare le autorizzazioni del 1991 e del 2002 per le operazioni di combattimento contro l'Iraq, muovendosi con un ampio sostegno bipartisan.
Il disegno di legge passerà ora alla Camera, guidata dai repubblicani, che ha approvato più volte una legislazione simile negli ultimi anni, ma dove i leader del Partito Repubblicano sono indecisi se metterla in discussione.
L'ex vicepresidente Mike Pence dovrà presentarsi davanti al gran giurì nell'indagine del Dipartimento di Giustizia sull'attacco al Congresso avvenuto il 6 gennaio 2021. L'esponente Repubblicano ha cercato di sottrarsi paventando l'immunità per il suo precedente ruolo, ma il giudice James Boasberg ha dichiarato che questo non lo esenta dal dover rispondere alle domande.