Il Partito Democratico ha vinto le elezioni tenute martedì
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo delle elezioni che si sono tenute martedì e del terzo dibattito del Partito Repubblicano
I risultati delle elezioni di martedì
Joe Biden può sorridere e guardare al futuro con un pizzico di ottimismo: in un periodo in cui i sondaggi non sono particolarmente favorevoli per il presidente, le elezioni tenute nella giornata di martedì mostrano un Partito Democratico più che competitivo ed uscito vittorioso in quasi tutte le consultazioni più importanti. Certo, a riguardo va fatta una doverosa premessa: si è trattato di voti locali con dinamiche che non si ripeteranno nel novembre 2024. La bassissima affluenza rende inoltre difficile interpretare i dati in maniera organica.
Cionondimeno, leggendo gli esiti delle urne non mancano elementi positivi per il Partito Democratico. A partire dal risultato di un referendum che si è tenuto in Ohio e che riguardava la possibilità di inserire il diritto all'aborto nella costituzione statale, passato con il 56% dei voti favorevoli. In Kentucky, invece, il governatore Dem Andy Beshear è stato rieletto per un secondo mandato con il 52,5% dei voti favorevoli: questo dato è migliore di quello ottenuto quattro anni fa e conferma la forza di Beshear (popolare per la buona gestione della pandemia e dei disastri naturali avvenuti negli ultimi anni) in uno stato conservatore. Anche qui il tema dell'aborto è stato rilevante, visto che il candidato ha incentrato gran parte della sua campagna elettorale su di esso.
In Mississippi, invece, è stato rieletto il governatore Repubblicano Tate Reeves. Però, per il GOP il risultato non è stato eccezionale, considerando come il 51,8% dei consensi sia un dato relativamente basso rispetto rispetto al 57.6 preso da Trump nel 2020. Anche qui, però, questi numeri vanno contestualizzati tenendo conto della particolarità della situazione locale e dell’impopolarità del candidato.
L'elezione più incerta era quella per il parlamento statale della Virginia, con i Democratici che hanno ottenuto la maggioranza in entrambi i rami del Congresso locale. Tuttavia, va notato come i Repubblicani abbiano vinto tutti i distretti che nel 2020 avevano votato a destra o per Biden con un margine entro i dieci punti: il GOP, per uscire con un successo, avrebbe dovuto strappare seggi in zone in cui ad andare più forte sono gli avversari. Nonostante questo ci sono stati un paio di collegi conquistati tre anni fa da Biden con un margine di 27 punti in cui i Repubblicani sono stati vicini alla vittoria. Non è stato dunque facile, per i Dem, ottenere la maggioranza in uno stato ora considerato "blue" come la Virginia, nonostante la sorprendente vittoria del governatore Repubblicano Youngkin del 2021.
Tra le altre elezioni, i Democratici hanno confermato il seggio della Corte Suprema della Pennsylvania, che sarà composta da cinque giudici liberal e due conservatori. Philadelphia ha eletto come nuova sindaca Cherelle Parker, che sarà la prima donna e la prima persona di colore a ricoprire questo ruolo. Questo avverrà anche in Rhode Island, dove un afroamericano (Gabe Amo, figlio di genitori ghanesi e liberiani) è stato eletto al Congresso. In Ohio, inoltre, gli elettori hanno votato anche per legalizzare l’uso della marijuana a scopo ricreativo: sarà il ventiquattresimo stato in cui diventerà possibile.
Cosa ci dicono i risultati delle elezioni?
Il primo dato inequivocabile di queste elezioni è l’importanza che ha avuto il tema dell’aborto: dal momento in cui la Corte Suprema ha rovesciato la sentenza con cui tale diritto era regolato a livello federale, in tutte le consultazioni in cui è stato al centro della campagna elettorale ne ha tratto vantaggio chi si è schierato per la sua difesa. Nell’ultima tornata la questione era centrale sia in Ohio che in Virginia.
Nel primo caso, come già raccontato, si votava per inserire il diritto ad abortire nella costituzione statale e gli elettori (in uno stato che negli ultimi anni si è spostato sempre più a destra) si sono schierati largamente a favore di questa scelta. Sono ben 18 le contee dell’Ohio che nel 2020 hanno votato per Donald Trump e che ora si sono espresse favorevolmente nel referendum. Non è un caso, del resto, che le percentuali per l’inserimento dell’aborto siano state maggiori dove il GOP ha vinto con il margine minore nelle ultime presidenziali. Proprio in queste zone, inoltre, si è avuta l’affluenza maggiore, segno che sono diversi gli elettori Repubblicani che si sono mobilitati a sostegno del sì.
In Virginia, invece, il governatore Glenn Youngkin sperava di poter ottenere la maggioranza in entrambi i rami del Congresso statale, in modo da spingere in maniera più aggressiva sulla propria agenda politica, fattore che gli avrebbe permesso anche di guadagnare consensi a livello nazionale (già in passato si era parlato di una sua possibile candidatura alle presidenziali). Fra le proposte c’era appunto quella di vietare l’aborto dopo quindici settimane di gravidanza: proprio tale possibilità ha giocato un ruolo importante a favore dei Democratici, che hanno mantenuto il controllo del Senato e riconquistato quello della Camera, mettendo di fatto fine ad ogni velleità del GOP locale. Come raccontato da NPR, che ha seguito la campagna elettorale sul campo, il tema è stato considerato prioritario da gran parte degli elettori. Questo è avvenuto anche in Kentucky, dove ha vinto il governatore Dem Andy Beshear.
Al netto del tema dell’aborto, la posizione di Youngkin ne esce comunque indebolita: queste elezioni, infatti, servivano per misurare la possibilità di guidare una coalizione che andasse dall’estrema destra ai moderati (cosa fatta con successo quando, a sorpresa, ha vinto le elezioni nel 2021). Il governatore, però, non è riuscito nell’intento e questo rende meno probabile una sua discesa in campo nella corsa per le presidenziali che si terranno nel 2024. In ogni caso, nell’analizzare i dati della Virginia, va comunque tenuta a mente la premessa fatta sopra: lo scenario era già di per sé favorevole ai Democratici, visto che i Repubblicani per ottenere la maggioranza avrebbero dovuto vincere in zone spostate verso sinistra. Questo risultato deludente negli swing district è un elemento di preoccupazione per Biden e va tenuto in conto nell’analisi complessiva del risultato elettorale.
Questi aspetti sono sicuramente importanti e vanno tenuti in considerazione in vista delle ben più importanti elezioni che si terranno tra un anno, soprattutto per quanto riguarda la rilevanza avuta dal tema aborto. Non va dimenticato, però, il dato dell’affluenza ridotta (fattore frequente negli Stati Uniti quando in gioco non ci sono le presidenziali): la base di Trump, infatti, è composta principalmente da persone con un basso livello d’educazione e redditi non elevati, un tipo di elettorato che difficilmente si mobilita in queste tornate ma che sicuramente si recherà alle urne fra meno di dodici mesi.
Haley esce bene dal terzo dibattito del Partito Repubblicano
In settimana si è tenuto anche il terzo dibattito del Partito Repubblicano in vista delle primarie che si terranno nel 2024. Nell'evento, tenuto a Miami, hanno partecipato cinque dei sei candidati ancora in corsa, mentre Trump (che fin dall'inizio della campagna elettorale si è rifiutato di prendere parte ai confronti) ha tenuto un comizio in un altro luogo.
Ad uscire meglio è stata Nikki Haley, che nel corso delle ultime settimane sta registrando buoni numeri nei sondaggi: nel numero della scorsa settimana, del resto, abbiamo visto come alcune rilevazioni le siano particolarmente positive e come la sua campagna elettorale stia iniziando ad ingranare. Il dibattito, organizzato da NBC, le è stato favorevole perché incentrato maggiormente sulla politica estera, materia che conosce bene.
Haley si è distinta anche per i suoi attacchi con lo sfidante Ramaswamy e per le risposte pungenti e simpatiche che ha fornito. Da segnalare le sue dichiarazioni sull’aborto, in cui ha affermato che i Repubblicani “devono essere onesti” sul tema, dimostrando una maggiore apertura rispetto agli altri candidati, forse influenzata dai risultati elettorali di martedì. Sulla questione, inoltre, Ron DeSantis ha ammesso che potrebbe aver svantaggiato i Repubblicani (cosa che aveva negato nel secondo dibattito), compiendo qualche piccolo passo indietro sul suo sostegno ad un divieto nazionale dopo quindici settimane di gravidanza, dichiarando come ciascuno stato dovrebbe muoversi in maniera autonoma.
Ramaswamy si è fatto notare per i suoi duri attacchi verso gli avversari, mentre Ron DeSantis si è concentrato sulla difesa del suo secondo posto, senza riuscire a indebolire la sua principale competitor. Ramaswamy è stato coperto dalla disapprovazione del pubblico quando ha tirato in mezzo la figlia di Haley per attaccare l’ex ambasciatrice. Quest’ultima ha risposto, in uno dei passaggi più visti del dibattito, dicendo: “Lascia il nome di mia figlia fuori dalla tua voce. Sei spazzatura”. Per Christie e Scott è stata invece una prova debole, incapace di riscuotere quel successo necessario per alzare l’asticella dei sondaggi che servirà loro per partecipare al prossimo dibattito del GOP.
Tutti i media hanno evidenziato la carenza degli attacchi a Trump. Difficile dunque assegnare il premio dello sconfitto, ma i giornalisti sono rimasti delusi da alcuni errori commessi da DeSantis, come lasciare il pallino del gioco a Ramaswamy e non menzionare il prezioso endorsement ricevuto pochi giorni fa dalla popolarissima governatrice dell’Iowa.
Per quanto riguarda i contenuti, tutti i candidati si sono dichiarati a favore dell’operazione che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza contro Hamas, mentre divisioni più profonde ci sono state quando si è passati a parlare di Ucraina. Vivek Ramaswamy, infatti, si è rivolto al presidente Zelensky dandogli del ‘nazista’, mentre Haley l’ha attaccato manifestando il suo sostegno al paese europeo ed affermando: “Putin e Xi Jinping salivano al pensiero di vedere uno come te alla presidenza”.
Le altre notizie della settimana:
In occasione del Veteran’s Day, la Casa Bianca ha annunciato un doppio piano per aiutare quanti in passato hanno servito gli Stati Uniti combattendo in guerra. Da un lato, infatti, sono stati estesi i servizi sanitari dei quali gli ex soldati potranno usufruire gratuitamente, dall’altro c’è stata l’istituzione di una task force volta a proteggere dalle frodi.
In una nota, infatti, la Casa Bianca ha dichiarato che i veterani e le loro famiglie, nel corso del 2022, hanno riportato circa 93.000 denunce di frodi subite, per un danno totale superiore ai 414 milioni di dollari.
Il senatore della West Virginia Joe Manchin ha annunciato che non si ricandiderà. Si tratta di un Democratico di orientamento moderato, che grazie alla sua popolarità è riuscito a farsi eleggere in uno stato profondamente Repubblicano. Per il partito del presidente Biden non è una buona notizia: di fatto adesso il seggio (salvo clamorose sorprese) sarà vinto senza grossi problemi dal GOP.
Manchin non ha chiuso, in ogni caso, alla possibilità di un suo futuro impegno in politica: nella dichiarazione in cui ha annunciato la mancata ricandidatura il senatore ha anticipato la volontà di girare il paese e di mobilitare gli elettori moderati. Da tempo, va sottolineato, si parla di una sua possibile candidatura alle presidenziali come Indipendente.
Jill Stein correrà alle elezioni del 2024 fra le fila del Green Party. Si tratta della seconda candidatura per lei, che ci ha già provato nel 2016. Allora fu accusata dal Partito Democratico di strappare voti decisivi, che hanno poi aiutato Donald Trump nella vittoria.
Ivanka Trump, nella giornata di mercoledì, ha testimoniato in tribunale nel caso giudiziario relativo alle accuse di frode nei confronti di suo padre e di due dei suoi fratelli.
La figlia dell’ex presidente è stata interrogata su diversi documenti, risalenti al 2011 e al 2012. Il prossimo 20 maggio, inoltre, dovrebbe iniziare il processo contro Trump riguardante il possesso illegale di documenti riservati: il giudice Aileen Cannon, al momento, ha rifiutato la proposta di spostare l’avvio dopo le elezioni presidenziali, come richiesto dalla difesa.
La prossima settimana sarà decisiva per evitare un nuovo shutdown: la deadline è fissata per venerdì, data entro la quale entrambi i partiti dovranno trovare un’intesa. I colloqui fra le fazioni sono ripresi, con lo Speaker Johnson chiamato ad una non semplice mediazione fra i falchi dell’ala destra del suo partito (che dopo aver strappato il successo nella sfida per la nomina del leader della Camera potrebbero avere un atteggiamento più morbido) e i Democratici che controllano il Senato.