Come sono andate le primarie in New Hampshire?
Nel numero di questa settimana parliamo delle primarie che si sono tenute in New Hampshire e delle conseguenze verso le prossime presidenziali
Trump vince le primarie in New Hampshire
Lo scorso 23 gennaio gli elettori del New Hampshire si sono recati ai seggi nella seconda tappa per la scelta dei candidati alle presidenziali del 2024. In Iowa, il Partito Democratico era riuscito a rimuovere i tradizionali caucus sostituendoli con delle primarie (la differenza fra le due modalità di voto è stata spiegata in un vecchio numero della newsletter) da effettuare in primavera, mentre in questo stato la modifica del calendario elettorale voluta dagli alti piani del Comitato Nazionale Democratico non è invece riuscita. Nonostante fosse stato proibito allo stato di votare per primo, una coalizione bipartisan locale ha insistito, con successo, per tenere ugualmente le primarie.
Queste hanno visto l’ex Presidente Joe Biden trionfare con una campagna write-in (il nome non era presente sulla scheda elettorale e bisognava quindi scriverlo), mentre lo sfidante del Minnesota, Dean Phillips, si è fermato a poco meno del 20%. La progressista Marianne Williamson ha invece ottenuto un deludente 4% e sembra pronta a terminare la propria campagna elettorale. Biden è andato peggio nelle zone più conservatrici e con grande presenza di Latinos, mentre ha raggiunto quasi l’unanimità nelle aree più ricche e nei sobborghi.
Le votazioni più importanti, però, sono state sicuramente state quelle Repubblicane, significativamente più combattute. L’attrattività dell’ex Ambasciatrice Haley verso i moderati e gli indipendenti ha portato molti di questi elettori a partecipare alle primarie del GOP. Queste ultime hanno infatti raggiunto un’affluenza storica, superando il precedente record del 2016. I sondaggi, che mostravano Trump avanti con un vantaggio medio di 20 punti, sono finiti per sottostimare Haley.
Foto - New York Times
Trump ha vinto con un vantaggio di 11.1 punti, ben minore rispetto ai 30 dell'Iowa, ma comunque abbastanza per mettere in dubbio le future chance di Haley nelle primarie. L'ex presidente ha trionfato nelle contee rurali e meno istruite, vincendo di poco anche nelle città di Manchester e Nashua, zone manifatturiere e prevalentemente popolate dalla classe operaia. Haley ha vinto nelle aree più istruite ed affluenti quali la capitale Concord, la città universitaria di Hanover, i sobborghi di Manchester e Nashua e la costa atlantica (area che recentemente ha svoltato verso i Democratici). La notte delle elezioni, Haley si è congratulata con Trump per la sua vittoria ma ha promesso di rimanere in corsa almeno fino alle primarie del prossimo mese, nel suo stato natale della Sud Carolina.
Foto - New York Times
Cosa ci dice il voto?
L’aspetto più importante delle primarie, ancora una volta, è ovviamente legato al successo di Donald Trump. Sebbene Haley abbia ottenuto un risultato migliore delle aspettative sfruttando il voto moderato, il fatto che l’ex presidente abbia vinto senza problemi anche in uno stato con tendenze maggiormente centriste è senza dubbio un fattore notevole. Come sottolineato dal New York Times, il margine di questa vittoria farà crescere il pressing per un ritiro della sua sfidante, in modo da concentrare tutti gli sforzi sulle presidenziali di novembre.
Il prossimo appuntamento sarà in Nevada, dove le primarie sono in programma il 6 febbraio (ma già da ieri è possibile esprimere il voto anticipato). Per una serie di fattori, però, sono in pochi a dedicare grande attenzione a questo stato: in virtù di una querelle fra l’apparato legislativo e il partito locale, che ha portato ad una situazione caotica, si terranno sia le primarie (dove ci sarà solo Haley) che i caucus. In tale confusione, qualsiasi risultato andrà preso con le pinze e sarà poco significativo. Per questo motivo, l’attenzione mediatica è già spostata tutta sul South Carolina, stato del quale la stessa Haley è stata governatrice. Nonostante questo, però, ottenere un successo sarà quasi impossibile, visto che l'establishment del partito locale è tutto con il tycoon. La stessa Haley ha dichiarato, però, che per lei le primarie sono tutt’altro che chiuse. “Il New Hampshire è il primo a votare, non l’ultimo”, ha sostenuto infatti la candidata.
Sempre il New York Times, però, offre un’altra analisi molto interessante. Il risultato ottenuto da Nikki Haley è infatti dovuto al buon afflusso alle urne di elettori Indipendenti, che hanno mandato un messaggio contro Donald Trump. Sebbene l’ex presidente abbia ormai in mano la nomination del GOP, il suo consenso nell’elettorato moderato (decisivo per la vittoria a novembre) è al momento molto scarso, e la situazione potrebbe peggiorare nel caso in cui le sue grane giudiziarie dovessero portare a condanne definitive. In questo caso, ha rivelato un exit poll della CNN fra gli elettori del New Hampshire, solo metà di quelli che hanno votato nelle primarie sarebbero disposti a sostenerlo nuovamente.
Un altro sondaggio della NBC ha evidenziato come l’ex presidente abbia perso il voto fra gli indipendenti di ben 24 punti, mentre solo il 13 per cento degli elettori di Haley hanno sostenuto che si sentirebbero soddisfatti nel caso in cui Trump dovesse vincere la nomination. Proprio su questo aspetto ha battuto la stessa candidata in un suo discorso, sottolineando: “Con Donald Trump i Repubblicani hanno perso tutte le elezioni che erano competitive. Il segreto peggio custodito in politica è quanto i Democratici desiderino ardentemente concorrere contro Donald Trump”.
Immigrazione e Ucraina, accordo raggiunto al Senato
I negoziatori del Senato statunitense hanno raggiunto un accordo per conferire al governo americano nuovi poteri per limitare drasticamente l’immigrazione illegale al confine con il Messico. Il piano prevede anzitutto l’accelerazione del processo di asilo, con decisioni entro sei mesi anziché i 10 anni attuali. Inoltre, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale otterrebbe nuovi poteri per bloccare il confine in caso di eccessivi flussi di migranti: chiusura possibile per un afflusso medio di 4.000 persone al giorno per una settimana, ed obbligatoria in caso di afflussi medi giornalieri di 5.000 migranti in una settimana e di 8.500 in un solo giorno.
Le restrizioni previste non verrebbero revocate fino a quando il numero di migranti al confine non dovesse tornare al di sotto della soglia media giornaliera per almeno due settimane consecutive. L’accordo prevede anche che i migranti che tentano di attraversare due volte il confine durante le chiusure affronteranno un divieto di ingresso di un anno negli USA.
Il presidente Biden ha elogiato l’intesa, definendola dura ma equa, promettendo di utilizzare l’autorità di emergenza per chiudere il confine. L’accordo verrà a breve presentato in aula al Senato, collegato agli aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan, mirando a gestire contemporaneamente crisi nazionali e internazionali. È frutto di mesi di negoziati tra senatori repubblicani, indipendenti e democratici e segna un cambiamento significativo nella gestione del confine meridionale e dell’immigrazione.
Tuttavia, il futuro dell’accordo è incerto, data l’opposizione di Trump e di alcuni repubblicani. Lo Speaker della Camera Mike Johnson ha definito l’accordo “morto in partenza”.
Le altre notizie della settimana
Una giuria di un tribunale federale ha condannato Trump a pagare un totale di 83,3 milioni di dollari di danni a E. Jean Carroll per i commenti diffamatori che ha fatto su di lei quando era presidente, nel 2019. Si tratta di parole che, secondo la giuria, hanno attaccato la sua personalità, dando il via ad anni di minacce e molestie da parte dei sostenitori dell'ex presidente.
Gli Stati Uniti hanno sospeso temporaneamente i finanziamenti all’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, a seguito di accuse sul coinvolgimento del suo personale negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. L’agenzia delle Nazioni Unite ha reagito licenziando alcuni impiegati e avviando indagini basate sulle informazioni ricevute da Israele.
Il presidente americano Joe Biden, sempre più preoccupato per l’impatto della guerra a Gaza sulle sue possibilità di rielezione, ha esortato il Primo Ministro israeliano Netanyahu a ridurre rapidamente le operazioni militari in corso.
Biden ha espresso, durante la recente chiamata con Netanyahu, l’importanza di terminare la guerra prima delle elezioni di novembre, riflettendo la crescente preoccupazione degli Stati Uniti e della sua amministrazione per la continuazione del conflitto.
Il sindacato United Auto Workers ha dato il suo endorsement al presidente Joe Biden in vista delle elezioni di novembre. Il UAW ha circa un milione di iscritti tra lavoratori attivi e pensionati e rappresenta un'importante forza nella politica progressista statunitense.
Il presidente dell'UAW Shawn Fain ha lodato la leadership di Biden ricordando come sia stato al fianco del sindacato durante lo sciopero contro General Motors, Ford e Stellantis, le tre principali case automobilistiche di Detroit.