Le sfide al Senato nel 2022 che decideranno il futuro della politica americana
Le sfide al Senato delle midterms del 2022, il Build Back Better Plan fermo al Senato e la non collaborazione di Meadows con la commissione sul 6 gennaio.
Le sfide al Senato che potrebbero decidere il futuro della politica americana
Manca meno di un anno a un importantissimo appuntamento per la politica americana: nel novembre del 2022, infatti, gli elettori si recheranno alle urne per le midterm, ovvero le elezioni in cui viene deciso il controllo della Camera dei Rappresentanti e di un terzo del Senato. Si tratta di una tornata cruciale perché, in caso di una vittoria repubblicana, i margini di manovra per Joe Biden sarebbero decisamente più stretti, con il presidente che dovrà di fatto dire addio ad ogni ambizioso piano di riforma.
Se questo è lo scenario, nel Partito Democratico (che attualmente Controlla entrambi i rami del Congresso) le preoccupazioni sono grandi perché la situazione appare tutt'altro che favorevole dal momento in cui, stando ai sondaggi attuali, i repubblicani hanno un buon margine di vantaggio. Ma quali potranno essere le sfide chiave che decideranno il controllo della Upper House? Abbiamo selezionato alcuni stati che potrebbero rivelarsi decisivi.
Il primo è la Pennsylvania, che sino a poche settimane fa era tenuto d'occhio in quanto considerato quello in cui i democratici avevano maggiori possibilità di strappare un seggio ai repubblicani, visto il ritiro di Pat Toomey. Con il crollo di popolarità di Biden, però, la situazione si è complicata notevolmente per il partito dell'asinello, i cui indici di gradimento al momento sono particolarmente bassi.
Nei democratici, la sfida per le primarie sarà fra il progressista John Fettermann e il moderato Conor Lamb, mentre in casa repubblicana, dopo il ritiro di Sean Parrell dopo le accuse di abusi fatte dalla ex moglie, è sceso in pista il volto televisivo Dottor Oz. Predirre chi sia il favorito in questa sfida è compito difficile, dato che i pochi sondaggi delle ultime settimane parlano di un sostanziale pareggio.
Di particolare interesse sarà anche la tornata in Georgia, dove Raphael Warnock dovrà confermare il seggio ottenuto nelle special election di inizio 2020. Possibili sfidanti repubblicani sono l'ex giocatore di NFL Herschel Walker e Gary Black, attuale segretario all’Agricoltura dello stato, con il primo al momento in vantaggio. Si tratta di uno stato che negli ultimi anni sta lentamente scivolando verso sinistra, con i democratici che sono tornati al successo nelle presidenziali dopo diversi anni, ma che rimane assolutamente in bilico, a maggior ragione in una tornata elettorale in cui il partito dell'asinello dovrebbe partire in svantaggio.
Da tenere d'occhio anche la sfida in New Hampshire, dove arriva qualche buona notizia per i democratici: il repubblicano Chris Sununu, che nei sondaggi era dato nettamente in vantaggio, ha infatti comunicato di non volersi ricandidare. Ragion per cui le possibilità della democratica Maggie Hassan paiono buone, anche se la sfida è aperta a ogni risultato.
Un repubblicano a rischio è invece Rom Johnson del Wisconsin (stato che nelle ultime due presidenziali è stato vinto rispettivamente da democratici e repubblicani per meno di un punto), che non ha ancora annunciato le sue intenzioni circa una possibile ricandidatura ma che è nel mirino democratico per le sue posizioni scettiche su Covid e vaccini. Sul fronte di quest'ultimo partito, però, devono fare i conti con l'obiettivo di difendere l'Arizona, stato in bilico dove il senatore attuale Mark Kelly non ha ancora uno sfidante.
Discorso simile per il Nevada, dove Catherine Cortez-Masto deve fronteggiare Adam Laxalt, candidato appoggiato da Donald Trump e Mitch McConnel, criticata dall'attuale senatrice per le sue posizioni sull'aborto e sulla mancata accettazione del risultato elettorale del 2020. In Florida, invece, il grande favorito è il candidato uscente Marco Rubio, nonostante i democratici schiereranno una candidata di peso come Val Demings.
Build Back Better Plan ancora al palo
Torniamo a parlare del Build Back Better Plan, ovvero il pacchetto di spesa verde e sociale proposto da Joe Biden per colmare le differenze sociali e aiutare le fasce più fragili della popolazione. Lo facciamo perché il tema è tornato al centro delle discussioni nelle ultime ore con l'avvicinamento della deadline natalizia auto-imposta dai democratici per l'approvazione. Appare chiaro, però, che quest'ultima non sarà rispettata: il partito di maggioranza al Congresso e la Casa Bianca, infatti, faticano a unificare gli eletti su una proposta unitaria che possa ottenere il voto di tutti i cinquanta senatori necessari.
Il principale ostacolo all'approvazione del piano è rappresentato dalle preoccupazioni del senatore moderato della West Virginia Joe Manchin che, dopo lunghe trattative, aveva già raggiunto l'intesa sul costo complessivo del piano ma che ora frena sulle accelerazioni tentate dallo Speaker del partito al Senato Chuck Schumer.
L'ostacolo principale, al momento, è rappresentato dalla contrarietà espressa da Manchin all'estensione del credito d'imposta per le famiglie con figli, approvata durante quest'anno come forma di assistenza per la pandemia. Una misura che gli ha scatenato anche alcuni malumori nel suo stato d'origine, il West Virginia, uno dei più poveri del paese ed in cui gli effetti della misura si sono fatti sentire in maniera più decisa.
L'importo del credito d'imposta, con il provvedimento di marzo, è stato aumentato a 3.600 dollari l'anno per i bambini di età inferiore ai 6 anni e 3.000 dollari per i bambini di età compresa tra i 6 ed i 17 anni, per i genitori single che guadagnano meno di 75.000 dollari e le coppie che ne guadagnano meno di 150.000, con pagamenti distribuiti su base mensile.
La posizione di Manchin, da questo punto di vista, non è apparsa molto chiara, dato che inizialmente sembrava addirittura propenso ad eliminarlo completamente dal pacchetto, salvo poi accennare a un passo indietro. Nel complesso, in ogni caso, la situazione appare di stallo, anche se dalle dichiarazioni ufficiali filtra comunque un certo ottimismo sulle possibilità di giungere ad un'intesa.
Viste le difficoltà, in ogni caso, i democratici hanno messo in conto di dover rinviare l'approvazione della misura al nuovo anno, provando a spostare l'attenzione nell'immediato sul fronte dei diritti di voto. Si tratta di un tema in ogni caso spinoso, dal momento che approvare qualcosa sul tema è probabilmente ancora più complesso. Le soluzioni sarebbero due: abolire il filibuster (ovvero il meccanismo che impedisce il dibattito su una legge che non abbia sessanta voti) oppure trovare l'accordo con almeno dieci repubblicani. Ambo le opzioni appaiono proibitive, visto che la prima ha la contrarietà di parte del caucus democratico e la seconda è resa quasi impossibile dalla distanza fra i due partiti sul tema.
Sempre a riguardo del Build Back Better Plan, nuove difficoltà sono nate per i democratici a partire dal rifiuto della Parlamentarian (ovvero colei che decide cosa può essere approvato attraverso la particolare pratica della reconciliation che, in determinate condizioni, permette di evitare il filibuster e fare passare misure a maggioranza semplice) di inserire all'interno di quest'ultimo la riforma dell'immigrazione.
Commissione sul 6 gennaio, Meadows smette di collaborare
La commissione d'inchiesta sull'assalto in Campidoglio ha incontrato un momento di stallo intorno alla figura di Mark Meadows, ex capo di Gabinetto della Casa Bianca che nelle scorse settimane aveva collaborato offrendo notizie di particolare interesse, come quella per cui Trump avrebbe partecipato al dibattito con Joe Biden nonostante la sua positività al Covid.
Dalle testimonianze di Meadows, sembra emergere come alla Casa Bianca fossero in qualche modo consapevoli di quanto sarebbe avvenuto in occasione dell'assalto al Congresso, e di come esponenti vicini alla cerchia di Trump abbiano provato a intervenire con i fatti in corso per chiedere un intervento di condanna.
La sua situazione, però, è diventata delicata e discussa dal momento in cui, nelle ultime settimane, ha scelto di rifiutare l'atteggiamento collaborativo, andando anche a ritrattare alcune sue precedenti deposizioni. Una decisione che potrebbe aprire le porte della condanna per una delle persone più vicine al presidente Trump.
Le altre notizie della settimana
Il leader repubblicano al Senato Mitch McConnel ha affermato che Joe Manchin "farebbe bene a cambiare partito", pur sostenendo che questa ipotesi è alquanto improbabile.
Proseguono i guai per Andrew Cuomo, costretto a dimettersi dalla carica di governatore dello stato di New York dopo le accuse di molestie sessuali. La Joint Commission on Public Ethics dello stato, infatti, ha deliberato che l'esponente politico dovrà restituire i proventi ottenuti grazie alla pubblicazione di un libro sulla sua gestione della pandemia, che l'aveva portato sulla cresta dell'onda anche a livello nazionale.
Il momento politico sembra favorevole ai repubblicani, che appaiono in netto vantaggio in vista delle prossime midterm, con buone possibilità di riconquistare la maggioranza al Congresso. Stando a quanto riportato da The Hill, la situazione sembra volgere per il meglio anche dal punto di vista finanziario, dal momento che i grandi finanziatori hanno ricominciato a versare denaro in favore del partito, dopo lo stop seguito ai fatti dello scorso 6 gennaio.
Nuova direttiva della C.D.C. che riguarda la possibile quarantena per i bambini non vaccinati ritenuti contatto stretto di un caso di Covid. Questi ultimi potranno rimanere a scuola, purché si sottopongano a un tampone che ne accerti la negatività.
La Corte d’Appello per il Sesto Distretto di Cincinnati ha ristabilito la validità per la misura operata contro la pandemia da Joe Biden, che ha imposto l’obbligo (o in alternativa il tampone frequente) di vaccino nelle aziende. Si tratta di una vittoria per il presidente, che ha spinto per questa misura.
Il governo degli Stati Uniti ha rilasciato migliaia di documenti dell'FBI e della CIA in relazione all'assassinio di John F. Kennedy nel 1963. Secondo la conclusione ufficiale dell'indagine, il presidente americano fu ucciso da Lee Harvey Oswald.
I rapporti declassificati mostrano che gli inquirenti hanno indagato su molteplici piste, dai servizi segreti sovietici ai gruppi comunisti in Africa passando per la mafia italiana, per capire se Oswald avesse avuto un aiuto a pianificare e realizzare l'omicidio il 22 novembre 1963 a Dallas in Texas, senza trovare alcuna prova.
Secondo Philip Shenon, specialista nell'assassinio di Kennedy, rimangono segretati ancora 15.000 documenti, per la maggior parte prodotti dalla CIA e dall'FBI.
Il presidente Joe Biden mercoledì è andato in Kentucky per dare il suo sostegno alle vittime dei tornado che hanno devastato diverse città del Midwest.
"Questi tornado hanno divorato case, aziende, luoghi di culto, i vostri sogni, le vostre vite", ha detto il presidente degli Stati Uniti in un breve discorso a Dawson Springs, nel Kentucky, una delle località più colpite. Dietro di lui, in mezzo alle macerie, c'era una casa di cui solo un lato era rimasto intatto. Il governo federale "coprirà il 100% del costo dei lavori di sgombero per trenta giorni", ha promesso.
Dopo che il Texas ha approvato una legge scritta apposta per essere non impugnabile dalla Corte Suprema per rendere più difficile l'aborto, la California sembra interessata a muoversi nello stesso modo per limitare l'uso delle armi.
La Camera e il Senato degli Stati Uniti hanno approvato una misura che alza il tetto del debito a 2.500 miliardi di dollari evitando così il rischio di default e rimandando la battaglia sul debito a dopo le elezioni di metà mandato del 2022.
Attualmente il debito pubblico degli Stati Uniti è pari a 29.000 miliardi di dollari e ora potrà salire di altri 2.500 miliardi. In America il Congresso deve approvare il limite massimo di debito che il governo federale può contrarre e se non lo fa si va verso il potenziale default, in quanto il nuovo debito serve a pagare il vecchio debito.
Il Partito Repubblicano si opponeva alla decisione, ma si è accordato con il Partito Democratico per modificare le regole del Senato in modo che i Democratici potessero votare a favore della legge da soli senza aver bisogno dei voti del GOP. Entrambi i partiti possono così dire di aver vinto la loro battaglia.
Per questa settimana è tutto. Grazie di averci letto. Se la newsletter ti è piaciuta condividila.
Ci trovi anche su