Articolo di Giovanni Chiacchio per Elezioni USA 2024.
George Herbert Walker Bush, rappresenta ancora oggi uno dei più grandi paradossi nella storia americana. Da un lato, si è infatti trattato di uno dei pochi Presidenti in carica a non essere riusciti ad ottenere la rielezione, dall’altro egli viene comunque considerato come un ottimo presidente e al momento del passaggio di consegne con il successore Bill Clinton, circa il 56% degli elettori dichiarava di considerare la Presidenza Bush un successo.
Oggi, in occasione dell’anniversario della sua morte, esploreremo la carriera del Presidente Bush e cercheremo di spiegare le ragioni dietro tale paradosso.
LA VITA
George Herbert Walker Bush nacque il 12 giugno 1924 da una famiglia piuttosto benestante, condusse una buona carriera accademica, divenendo presidente della senior class, segretario del Consiglio degli Studenti, membro del board editoriale dell’Università e capitano dei team di baseball e calcio.
Arruolatosi nella marina e divenutone uno dei più giovani aviatori, condusse diverse missioni di bombardamento nel Teatro del Pacifico, abbattuto durante l’attacco all’Isola di Chichi-Jima, fu l’unico dei nove avieri sopravvissuti ad evitare la cattura da parte dei giapponesi, i quali torturarono i prigionieri americani sopravvissuti e ne mangiarono i corpi (fatto noto come “Incidente di Chichi-Jima”).
Terminato il conflitto, Bush sposò la fidanzata Barbara Pierce, dalla quale ebbe subito un figlio: George e si iscrisse all’Università di Yale, seguendo un programma accelerato, divenendo al contempo presidente della Confraternita Deltha Kappa Epsilon. Conseguito un Bachelor of Arts in economia, si trasferì in Texas, dove lavorò diversi anni nell’azienda petrolifera di un amico di famiglia, per poi mettersi in proprio.
Dopo una prima esperienza come volontario per la campagna elettorale di Dwight Eisenhower, Bush decise di entrare in politica candidandosi alla Camera con il Partito Repubblicano, rifiutando la proposta di alcuni esponenti del Partito Democratico che lo avevano spinto a candidarsi tra le proprie fila. Bush optò per schierarsi a favore dell’ala conservatrice del GOP, appoggiando Barry Goldwater alle primarie del Partito Repubblicano.
La carriera politica di Bush fino al 1971, fu segnata da vittorie e sconfitte. Il giovane petroliere, venne infatti sconfitto in occasione delle elezioni per il Senato in Texas dall’incumbent Ralph Yarbourough, riuscì a riscattarsi due anni dopo venendo eletto alla Camera dei Rappresentanti nel settimo distretto del Lone Star State, venendo confermato anche nella successiva tornata elettorale.
Come membro della Camera, approvò il Civil Rights Act del 1968 e sostenne la candidatura di Richard Nixon in occasione delle presidenziali. Tentò una nuova corsa al Senato nel 1970 contro Yarbourough, ma venne sconfitto dal democratico conservatore lloyd Bentsen, che aveva superato Yarbourough alle primarie.
Nominato Ambasciatore alle Nazione Unite dal Presidente Nixon nel 1971, il suo mandato è ricordato per la sconfitta subita nel voto all’Assemblea Generale dell’ONU sull’espulsione della Repubblica di Cina (Taiwan), ma anche per l’indipendenza dimostrata, la cui massima esplicazione è rappresentata dal suo voto in favore di una mozione indiana presentata all’Assemblea Generale volta a condannare il Pakistan per genocidio a causa delle atrocità commesse da Islamabad nel Pakistan Orientale (odierno Bangladesh), posizione contrapposta a quella dell’Amministrazione Nixon.
Nel 1973, fu nominato da Nixon capo del Comitato Nazionale Repubblicano. Durante lo svolgimento di tale incarico, si verificò il famigerato scandalo Watergate. Bush dopo aver inizialmente difeso il Presidente Nixon, lo spinse alle dimissioni. Il nuovo Presidente Gerald Ford, lo nominò capo del Liason Office (ambasciata de facto) nella Repubblica Popolare Cinese, incarico che svolse fino al 1975. L’anno successivo, venne nominato Direttore della CIA, mantenendo l’incarico sino alla fine del mandato presidenziale di Ford
Dopo circa tre anni nel settore privato, Bush nel 1980 di lanciare la sua campagna presidenziale. Durante la campagna elettorale, Bush non risparmiò forti critiche alle idee economiche del suo principale avversario, il front runner Ronald Reagan, quest’ultimo a sua volta accusò Bush di far parte dell’elite che per tanti anni aveva controllato il GOP e di non essere un vero conservatore. Dopo una risicata vittoria alle primarie dell’Iowa, Bush subì una pesante sconfitta in New Hampshire provocata anche dal suo rifiuto di confrontarsi con gli altri candidati nell’ambito di un dibattito finanziato dalla campagna elettorale di Reagan. Obbligato a ritirarsi dalle primarie nel mese di maggio, l’ex Direttore della CIA riteneva ormai terminata la sua carriera politica, ma il collasso delle trattative con l’ex Presidente Gerald Ford, portò il candidato repubblicano Ronald Reagan a scegliere Bush come suo vice, data la sua popolarità tra i repubblicani moderati e la sua competenza in politica estera.
Come Vicepresidente, Bush riuscì a superare le sue differenze con Reagan e pur mantenendo un basso profilo, ebbe l’incarico di dirigere una commissione speciale sulla deregulation e una sulla lotta al traffico della droga, condusse inoltre un tour in Europa Occidentale ne 1983 convincendo gli alleati ad accettare il dispiegamento di missili Pershing. Di certo, l’emblema del suo mandato come Vicepresidente rimane il suo rifiuto di attivare il ventiduesimo emendamento a seguito dell’attentato a Reagan, atto che gli valse gli elogi del Presidente.
LA PRESIDENZA
Bush lanciò la sua campagna presidenziale nel 1987, battuto alle primarie dell’Iowa, ottenne una netta vittoria in New Hampshire e in seguito costrinse gli avversari al ritiro durante il Super Tuesday. Ottenuta la nomination, l’ex Direttore della CIA sconfisse pesantemente il democratico Michael Dukakis, si trattò della prima vittoria di un Vicepresidente in carica dal 1836, anno della vittoria di Martin Van Buren.
Politica estera
La politica estera dell’Amministrazione Bush I, fu caratterizzata da un approccio piuttosto cauto e pragmatico riguardo al crollo del Comunismo e alle nuove sfide che ciò comportava, dai due più significativi esempi di proiezione della potenza militare americana dalla Guerra del Vietnam e dalla firma di uno degli accordi commerciali più importanti nella storia USA.
Crollo del Comunismo.
Bush condusse una politica estera piuttosto cauta verso l’Unione Sovietica e l’Europa Orientale. Lavorò alacremente per ottenere una pacifica transizione verso la democrazia nei paesi del Patto di Varsavia, collaborando con il Segretario del PCUS Gorbachev.
Il primo successo di Bush fu rappresentato dall’organizzazione delle elezioni polacche del 1989, il successivo crollo del Muro di Berlino portò alla rapida caduta dei regimi dell’Europa Orientale. Bush evitò di coinvolgere troppo gli Stati Uniti in tali sconvolgimenti, al fine di evitare di minare gli sforzi di democratizzazione in URSS.
Di fatto, il principale obbiettivo in politica estera dell’Amministrazione Bush, fu l’ottenimento di una completa unificazione della Germania all’interno della NATO. Tale obbiettivo, venne perseguito a dispetto dell’ostilità dei partner europei degli USA, spaventati da una nuova Germania unita e forte. Durante il famoso “Vertice di Malta”, Bush e Gorbachev dichiararono la fine della Guerra Fredda e discussero della possibile riunificazione della Germania. Dopo lunghissime negoziazioni, URSS, USA, UK, Francia e le due Germanie, firmarono il “Trattato sullo stato finale della Germania” (noto anche come Trattato due più quattro). I partner europei e l’URSS accettarono finalmente l’unificazione della Germania, la sua permanenza nella NATO, il pieno ripristino della sovranità nazionale tedesca e il ritiro delle truppe sovietiche entro in 1994, in cambio del riconoscimento da parte di Berlino dei confini nazionali esistenti, della rinuncia a qualsiasi futura rivendicazione territoriale, della riduzione degli effettivi dell’esercito tedesco e della rinuncia da parte della Germania alla costruzione di un arsenale di qualsivoglia tipo di armi di distruzione di massa, inoltre il Trattato prevedeva il divieto di dispiegamento delle truppe NATO nell’ex Germania Est.
Nello stesso anno, dopo intense negoziazioni venne firmato il “Trattato sulle Forze armate convenzionali in Europa”, una delle più significative riduzioni di armamenti nella storia del Continente Europeo. Durante il 1990, l’URSS andò incontro ad una sempre crescente destabilizzazione provocata dall’ascesa dei nazionalismi interni. Il Presidente Bush, era piuttosto preoccupato che un’eventuale caduta dell’URSS, avrebbe potuto provocare una pesante destabilizzazione del continente europeo e asiatico, in quanto non vi era la sicurezza che una dissoluzione dell’Unione sarebbe state pacifica e vi erano molti dubbi relativi al destino dell’immane arsenale nucleare sovietico.
Gli Stati Uniti, non riconobbero la proclamazione d’indipendenza della Lituania (sebbene non avessero riconosciuto neanche l’annessione sovietica dei paesi baltici) e guardarono con molta cautela l’ascesa dei movimenti nazionalistici nelle varie repubbliche. Durante una visita a Kiev, il Presidente Bush non incontrò i politici ucraini favorevoli all’indipendenza e dichiarò durante un discorso dinnanzi al Soviet Supremo Ucraino, di essere pienamente favorevole alle riforme volte alla liberalizazzione e al decentramento dell’Unione, dicendosi contrario al “Nazionalismo suicida”. Il discorso passò alla storia come “Chicken Kiev Speech” e venne duramente criticato da numerosi politici sovietici, nonché da una grossa fetta della stampa americana ed è tutt’oggi ricordato come uno dei peggiori discorsi tenuti da un Presidente USA.
Allo stesso tempo, Bush riuscì dopo lunghi negoziati a firmare il trattato START, il quale rappresentò la più significativa riduzione di armamenti nucleari nella storia. Nel mese di agosto, un gruppo di comunisti conservatori guidato da Ghennadij Janaev tentò di rovesciare Gorbachev, gli Stati Uniti fornirono supporto diplomatico alle forze di Yeltsin e il golpe rovinò in breve tempo su se stesso, gli Stati Uniti procedettero a riconoscere l’indipendenza delle varie repubbliche sovietiche e riconobbero la Russia quale stato successore dell’URSS. Nel dicembre 1991, il Congresso votò tempestivamente l’approvazione del Soviet Nuclear Threat reduction Act, il quale finanziava il cd. Nunn-Lugar Threat reduction Program, finalizzato a smantellare gli arsenali nucleari delle repubbliche ex sovietiche, il programma ebbe un enorme successo e permise (di concerto con un’intensa azione diplomatica culminata con il “Memorandum di Budapest), l’eliminazione degli arsenali nucleari di Bielorussia, Kazakistan e Ucraina. Nel 1992, il nuovo leader russo Boris Eltsin annunciò che la Russia avrebbe smesso di puntare le sue armi nucleari sugli Stati Uniti, le due nazioni firmarono nel 1993 il trattato START II finalizzato a mettere al bando le MIRV.
Yugoslavia.
Il Presidente Bush mantenne un approccio piuttosto cauto sul dossier Yugoslavia, egli infatti riteneva che una dissoluzione del paese avrebbe comportato un’eccessiva destabilizzazione della Penisola Balcanica. Le parole del Segretario di Stato Baker, il quale dichiarava pieno appoggio all’integrità territoriale Yugoslava, furono interpretate dalla dirigenza Jugoslava come “luce verde” all’avvio della repressione dei movimenti nazionalisti croati e sloveni. Gli Stati Uniti, cominceranno a supportare i governi croato e bosniaco nella loro lotta contro le forze serbe appoggiate dalla Jugoslavia con l’ascesa di Bill Clinton.
Sud America.
Riguardo al dossier Sudamericano, l’Amministrazione Bush pose definitivamente fine alla famigerata “Operazione Condor” e si concentrò nel favorire la transizione verso la democrazia dei paesi dell’area. Il Presidente Bush, sostenne (anche grazie al supporto del Presidente del Costa Rica Oscar Arias) il processo di riconciliazione nazionale in Nicaragua, che portò al ripristino delle relazioni diplomatiche con il paese, alla fine del regime comunista locale e alle prime libere elezioni nel 1990, vinte dalla candidata d’opposizione Violeta Chamorro. Gli Stati Uniti inoltre sostennero il Presidente Colombiano Cesar Gaviria nell’ambito della “guerra alla droga”.
Operazione “Just Cause”.
Di certo, l’azione più nota dell’Amministrazione Bush in Sud America fu l’invasione di Panama. Le relazioni tra gli Stati Uniti e il dittatore panamense Manuel Noriega si erano fortemente deteriorate, lo stesso Noriega era inoltre fortemente coinvolto nel traffico della droga. Dopo lunghi negoziati, l’Amministrazione Reagan era riuscita a convincere Noriega a convocare libere elezioni, ciononostante, il dittatore panamense pareva poco propenso a lasciare il potere ed aveva cominciato a ricevere aiuti da parte dell’URSS e dei suoi alleati, in un apparente sforzo di affrancarsi dall’influenza americana. Reagan decise di non invadere Panama, temendo che ciò avrebbe potuto danneggiare la campagna elettorale di Bush.
Nel 1989 si tennero le prime libere elezioni a panama, conclusesi con la vittoria delle forze d’opposizione. Noriega non accettò i risultati e continuò a mantenere il potere. Le tensioni tra Washington e Panama City erano ormai arrivate alle stelle, a seguito dell’uccisione di un soldato americano disarmato da parte dell’esercito panamense e al successivo imprigionamento di un navy seal, l’Amministrazione Bush ordinò l’invasione militare di Panama.
L’invasione rappresentò non solo il più imponente dispiegamento militare americano dai tempi del Vietnam, ma anche la prima operazione militare non concernente questioni legate alla guerra fredda. L’invasione venne infatti condotta allo scopo di: combattere il traffico della droga, tutelare i diritti umani dei panamensi, proteggere i cittadini americani residenti a Panama. L’operazione si concluse in breve tempo con una netta vittoria americana, alla quale fece seguito l’insediamento di Guglielmo Endara (vincitore delle elezioni del 1989) come Presidente. L’invasione venne largamente condannata dalla Comunità Internazionale, ma ebbe un vasto sostegno tra la popolazione panamense
Guerra del Golfo.
Il 2 agosto 1990, il Presidente Iracheno Saddam Hussein, ordinò l’invasione militare del Kuwait. Tale atto fece seguito alle crescenti tensioni diplomatiche tra l’Iraq e il piccolo Emirato, accusato dal Governo di Baghdad di suoerare la quota imposta dall’OPEC. Le forze irachene invasero in breve tempo il Kuwait e Saddam Hussein procedette poco dopo all’annessione formale dell’Emirato. L’ONU, condannò le azioni irachene attraverso la Risoluzione 660, procedendo poi ad imporre sanzioni economiche al Governo di Baghdad tramite la successiva Risoluzione 661.
La Risoluzione ONU 678, impose all’Iraq di ritirare le proprie forze dal Kuwait entro il 15 gennaio successivo, conferendo contestualmente alla Comunità Internazionale tutti i mezzi necessari per porre fine all’occupazione dell’Emirato. Dopo un lungo tour diplomatico condotto dal Segretario di Stato Baker, gli Stati Uniti riuscirono a mettere insieme una coalizione di ben trentanove stati, la più grande dalla Seconda Guerra Mondiale.
La coalizione guidata dall’americano Norman Swatrzchkopf, riuscì a sbaragliare le forze irachene in un mese, ripristinando la sovranità del Kuwait. La Guerra del Golfo, rappresenta uno dei maggiori successi militari nella storia americana, dimostrò le impressionanti capacità di proiezione di potenza da parte di Washington, nonché la capacità degli Stati Uniti di guidare una coalizione internazionale eterogenea. Il conflitto sancì l’inizio del “nuovo ordine” paventato da Bush e rafforzò fortemente la supremazia militare americana. Diversamente da quanto avvenne per le Guerra di Corea, la Coalizione si attenne strettamente al mandato ONU, non procedendo ad un’invasione su vasta scala dell’Iraq. La scelta di lasciare al potere il dittatore Saddam Hussein, rispose all’esigenza di evitare un’ulteriore destabilizzazione del Medio Oriente e di impedire che l’Iran, il quale appoggiava diversi gruppi sciiti anti governativi iracheni tra cui lo SCIRI, potesse trarne vantaggio.
NAFTA.
Dopo intense negoziazioni, nel 1988 Stati Uniti e Canada siglarono il “Canada-USA Free Trade Agreement”. A seguito della firma di tale accordo, il Presidente Messicano Carlos Salinas de Gortari, avviò colloqui per la firma di un accordo simile tra Stati Uniti e Messico, temendo di essere tagliato fuori, il Canada entrò immediatamente a far parte dei negoziati.
La Responsabilità di portare a termine un accordo che creasse un unico blocco commerciale tra le nazioni nord americane, venne lasciata in eredità al Presidente Bush, il quale, ottenuta la “fast track authority” (un potere che permette di sottoporre al Congresso accordi commerciali senza che quest’ultimo possa emendarli) da parte del Congresso nel 1991, riuscì a firmare l’accordo nel dicembre 1992. Sarà il successore Bill Clinton che dopo una serie di modifiche, riuscì ad ottenere l’approvazione da parte del Congresso nel 1993
Sebbene sia stato oggetto di diverse critiche a causa della perdita di posti di lavoro americani in favore del Messico, gli economisti sono generalmente concordi nel ritenere che il NAFTA abbia impattato positivamente sull’economia americana, il particolare, Gordon Hanson Professore di Economia all’Università della California, ritiene che il NAFTA abbia aiutato gli USA a competere economicamente con la Cina, salvando numerosissimi posti di lavoro che sarebbero andati persi a favore di Pechino.
Politica Interna
La politica interna dell’Amministrazione Bush I, fu invece maggiormente focalizzata sulla lotta alla recessione dei primi anni Novanta, dove il Presidente riuscì finalmente ad ottenere dal Congresso un accordo per la riduzione del debito, seppur al prezzo di un pesante compromesso che gli alienò parte della sua base elettorale. Allo stesso tempo, essa fu caratterizzata da una vasta legislazione in materia di diritti civili, nella lotta all’HIV, in materia ambientale e sull’immigrazione.
Omnibus budget reconciliation act of 1990 (OBRA-90).
L’OBRA-90, venne approvato a seguito di un duro compromesso siglato con il Partito Democratico, esso infatti ottenne solo 10 voti tra i Repubblicani alla Camera e 23 su 45 al Senato, venendo votato in larga parte dai legislatori democratici. Il provvedimento, aumentò la aliquote sui redditi alti e impose una serie di tagli alla spesa pubblica. L’OBRA-90 ebbe un impatto elettorale disastroso per il Presidente Bush, poiché rappresentò un tradimento della promessa fatta dall’ex VP in campagna elettorale “leggete dalle mie labbra, niente più tasse”. Questa promessa non mantenuta, alienò a Bush una fetta dell’elettorato conservatore, che lo accusava di aver tradito la Reaganomics, ciononostante, il provvedimento aiutò a superare la crisi dei primi anni Novanta e aprì finalmente la strada alla riduzione del debito e al surplus di bilancio successivamente relizzati durante la Presidenza Clinton.
American with disabilities act of 1990.
Il Presidente Bush, riuscì a portare a termine un lunghissimo processo avviato dall’Amministrazione Reagan. Il Presidente Reagan, aveva infatti trasformato il National Council of Disabilities in un’agenzia indipendente, l’NDA aveva provveduto nel 1986 a presentare un report nel quale richiedeva una legislazione volta ad adottare una legislazione in materia di diritti civili volta a tutelare gli individui affetti da disabilità.
La proposta venne presentata al Congresso nel 1988 e approvato nel 1990. Diviso in cinque titoli, l’ACA proibisce la discriminazione da parte di privati e di enti statali sulla base di una disabilità, obbliga le compagnie di telecomunicazioni a garantire un servizio adeguato agli individui affetti da disabilità, ma soprattutto impone misure volte a rendere le strutture pubbliche e private accessibili a persone con disabilità attraverso l’impiego di strumenti adeguati.
L’ADA ha rappresentato la più vasta espansione dei diritti civili dai tempi del Civil Rights Act nel 1968 e sebbene soggetta a diverse critiche, è unanimemente considerata come una delle più importanti legislazioni in materia, tale provvedimento ha infatti cambiato la vita di milioni di persone affette da disabilità, specie in relazione al Titolo III relativo all’accessibilità delle strutture pubbliche e private.
Immigration Act of 1990.
Vasta riforma dell’immigrazione che fece seguito all’Immigration Reform and Control Act del 1986, il provvedimento era finalizzato ad incrementare l’immigrazione legale e a favorire l’assorbimento degli immigrati nel settore lavorativo. Nello specifico, l’IRA-1990 alzava il tetto massimo di immigrati legali a 700.000 per i primi tre anni di vigenza e 675000 successivamente. Assumeva 1000 agenti della Border Patrol, aumentava la gravità delle pene per i reati legati all’immigrazione e accelerava i tempi per l’espulsione.
La legge modificava il Diversity Visa Progam al fine di diversificare la popolazione straniera residente negli Stati Uniti, mettendo 55000 green card a disposizione di immigrati provenienti da nazioni sotto rappresentate. Istituiva il titolo di “Temporary Protected Status”, in favore di migranti in fuga da una guerra civile, da un disastro naturale o da altri eventi straordinari temporanei. La legge istituì inoltre cinque categorie di green card per lavoratori, le EB-1 EB-2 EB-3 EB-4 EB-5. Tale legge, aumentò notevolmente la competitività dell’economia americana favorendo l’ingresso di lavoratori qualificati.
Clean air Amendment Act of 1990.
Sesto emendamento dell’originale Clean Air Act del 1963, tale provvedimento era finalizzato alla riduzione di quattro maggiori minacce alla salvaguardia dell’ambiente: piogge acide, inquinamento urbano, emissioni e riduzione dell’ozonosfera (il cosiddetto Buco dell’Ozono).
Il CAA-90 istituì il primo sistema di cap and trade (negoziazione di diritti di inquinamento) per contrastare il fenomeno delle piogge acide, impose stringenti standard sulla qualità dell’aria e sulle emissioni provenienti da veicoli a motore. La legge mirava inoltre a ripristinare la visibilità in aree colpite dalla foschia da inquinamento, porre controlli alle emissioni su 187 sostanze considerate pericolose e applicava disposizione volte ad implementare il Protocollo di Montreal volto a contrastare la riduzione dell’ozonosfera. Gli emendamenti al Clean Air Act del 1990 rappresentarono un incredibile esempio di bipartisanship, nonché uno programmi ambientali di maggior successo di sempre.
Il CAA-90 ha prevenuto circa 230.000 morti premature e circa 18 milioni di casi di malattie respiratorie, i risparmi stimati dalle esternalità positive sono stimati in due trilioni di dollari dall’EPA. Dal 1990 il particle pollution si è ridotto del 36% e tutte le 41 aree che nel 1990 erano state indicate come aree aventi livelli di inquinamento non salutari, hanno visto i loro valori normalizzarsi progressivamente. Il provvedimento ha avuto successo anche nella lotta al Buco dell’Ozono, proteggendo milioni di persone da cancri alla pelle e problemi oculari.
Oil Pollution Act of 1990.
L’OPA, venne approvato a seguito del disastro della Exxon Valdez, tale provvedimento rappresentò una significativa riforma del settore petrolifero. Nello specifico, l’OPA imponeva alle parti responsabili di eventuali fuoriuscite di lavorare per la rimozione del greggio, consentiva alle parti chiamate alla rimozione del greggio di rivalersi sulle parti responsabili o sull’Oil Spill Liability Trust Fund laddove le parti responsabili non avessero rimborsato i danni entro 90 giorni, impose inoltre specifiche precauzioni sul trasporto e sulle misure da adottare per la rimozione.
Nomine alla Corte Suprema.
L’Amministrazione Bush proseguì la tendenza della precedente presidenza a nominare giudici conservatori alla Corte Suprema, la nomina di David Souter rappresentò in realtà una cocente delusione per il Presidente Bush, in quanto si schierò fortemente a favore dell’ala liberale della Corte. Viceversa, la successiva nomina di Clarence Thomas, il cui iter fu segnato dalle accuse di molestie sessuali ricevute da quest’ultimo, si rivelò nettamente più favorevole al fronte conservatore alla SCOTUS. L nomina del conservatore Thomas, in sostituzione del liberale Thurgood Marshall, rafforzò la maggioranza conservatrice alla Corte Suprema.
Conclusione
In conclusione, sebbene sia in gran parte ricordato per la mancata rielezione del 1992, George H.W Bush è stato certamente un grande Presidente, la sua Amministrazione condusse una politica estera intelligente e pragmatica, che riuscì da un lato, a gestire pacificamente la fine del comunismo e la dissoluzione dell’URSS, ottenendo contestualmente la riunificazione tedesca, dall’altro, riuscì a rafforzare fortemente la supremazia militare americana ottenendo i più significativi successi bellici dalla Seconda Guerra Mondiale, riuscendo altresì a presiedere alla più grande riduzione di armamenti nucleari della storia.
Relativamente al fronte interno, l’Amministrazione Bush fu in grado di adottare una delle maggiori riforme in tema di diritti civili dagli anni Sessanta, adottando contestualmente imponenti riforme in materia ambientale. L’Immigration Reform act del 1990, riuscì ad aumentare notevolmente l’immigrazione qualificata negli Stati Uniti e rimane ancora oggi l’ultima significativa riforma sul settore dell’immigrazione, alla quale hanno fatto seguito numerosi fallimenti. L’Omnibus Budget Reconciliation Act, aprì la strada al surplus di bilancio della fine degli anni novanta e contribuì a porre fine alla recessione dei primi anni Novanta.
La sconfitta elettorale del 1992, non fu dovuta né ad eventuali fallimenti del Presidente Bush, né all’indipendente Ross Perot, quanto ad una combinazione di diversi fattori. Nello specifico, le cattive condizioni economiche e l’alta disoccupazione, esacerbarono l’insoddisfazione nei confronti del Presidente, l’OBRA alienò a Bush parte della sua base elettorale conservatrice e in ultima analisi, il Partito Repubblicano aveva governato per ben dodici anni e l’elettorato era di conseguenza maggiormente propenso al cambiamento. Naturalmente, un ruolo importante venne giocato anche dal candidato democratico Bill Clinton, in grado di impostare un’efficace campagna elettorale atta ad unire il suo partito e costruire una coalizione tra vari gruppi eterogenei che lo portò al successo.
Articolo molto interessante, grazie.
Solo un appunto: l'emendamento citato non dovrebbe essere il venticinquesimo?
https://it.wikipedia.org/wiki/XXV_emendamento_della_Costituzione_degli_Stati_Uniti_d%27America