Affirmative action, diritti, debiti studenteschi: tre decisioni della Corte Suprema
Nel numero odierno parliamo di tre importanti decisioni della Corte Suprema prese nel corso dell'ultima settimana
Affirmative action, diritti, debiti studenteschi: tre decisioni della Corte Suprema
Nell’ultima settimana la Corte Suprema ha preso una serie di decisioni che sono destinate ad impattare in maniera importante sul futuro di alcune frange della popolazione americana. La prima limita fortemente le affirmative action, ovvero quell’insieme di norme che a partire dagli anni Sessanta, regolano l’accesso delle minoranze alle università. La ratio dietro queste misure era quella di offrire uno strumento risarcitorio nei confronti di quelle fasce di popolazione maggiormente svantaggiate nelle opportunità, offrendo un certo numero di posti riservati.
Nel caso specifico, la Corte, a maggioranza conservatrice, ha votato contro i processi di ammissione di Harvard e dell'Università della North Carolina, che avvantaggiano i candidati provenienti da alcuni gruppi etnici altrimenti sottorappresentati. Lo ha fatto affermando che tali processi di ammissione non rispettavano la garanzia prevista dal 14° Emendamento di uguale protezione per tutti a prescindere dall'etnia.
"Entrambi i programmi mancano di obiettivi sufficientemente focalizzati e misurabili che giustifichino l'uso dell'etnia come elemento discriminatorio", ha scritto il presidente della Corte Suprema John Roberts nella decisione presa a maggioranza. La Corte ha preso così le parti dell'organizzazione no profit conservatrice Students for Fair Admissions, che sosteneva che i processi di ammissione delle università discriminassero in questo modo i candidati bianchi e asiatico-americani.
La seconda scelta riguarda i diritti LGBTQ+: in particolar modo la Corte Suprema si è espressa a favore di una web designer che aveva chiesto, in base al proprio credo religioso, di non pubblicare annunci relativi ai matrimoni fra persone dello stesso sesso. La decisione è stata assunta in base al Primo Emendamento, che tutela la libertà di espressione. A riguardo, il presidente Biden ha espresso preoccupazione, affermando che in tal modo si rischia di portare a “maggiori discriminazioni nei confronti delle minoranze LGBTQ+”.
“Lavoreremo con gli stati”, ha affermato ancora l’inquilino della Casa Bianca, “per combattere ogni forma di discriminazione e ogni tentativo di tornare indietro rispetto alla protezione sui diritti civili”. Anche i giudici liberal della Corte (che ha votato in linea con la distinzione fra conservatori e progressisti, con 6 a favore e 3 contro) hanno dichiarato questa mossa come una “licenza a discriminare”.
Un’altra decisione importante è stata quella che ha dichiarato illegittima la cancellazione dei debiti studenteschi operata dal presidente Biden. Il piano di Biden prevedeva la cancellazione fino a $ 10.000 di debito studentesco per chi guadagna meno di $ 125.000 all'anno e fino a $ 20.000 per coloro che avevano ricevuto sovvenzioni Pell (aiuti per studenti a basso reddito). Il piano si basava sull'Heroes Act, una legge del 2003 approvata durante la guerra in Iraq, che consente al Segretario all'Istruzione di "rinunciare o modificare" le regole che disciplinano i prestiti agli studenti in caso di "emergenza nazionale" (la pandemia, in questo caso).
Sei giudici su nove hanno respinto questa tesi. Il giudice capo John Roberts è stato chiaro sul fatto che l'Heroes Act non dava tutto questo potere. La legge potrebbe consentire al Segretario di modificare i programmi di assistenza finanziaria, ma non gli consente di "riscrivere quello statuto da zero". La Corte Suprema è stata particolarmente critica sul fatto che il piano cancellasse direttamente i debiti piuttosto che ridurli.
Tutte queste tre decisioni sono state prese con una divisione netta fra le varie anime della Corte Suprema, con i giudici conservatori favorevoli e quelli progressisti contrari. Questo ha portato molti analisti a criticare l’eccessiva polarizzazione e politicizzazione della massima istituzione giudiziaria, che per sua natura dovrebbe essere super partes. La questione è indubbiamente fondata, anche se va sottolineato come questa distinzione netta non sia così frequente.
Nell’ultimo periodo, il 50% delle decisioni sono state prese all’unanimità da tutti i giudici. Nell’89% delle sentenze c’è stato almeno un giudice della componente progressista (Kagan, Sotomayor o Jackson) a condividere l’opinione della maggioranza della Corte. Tra l’11% di sentenze che hanno visto tutti i 3 giudici progressisti in dissenso, l’8% ha avuto una maggioranza di 5-4 e solo il 3% di 6-3 con tutti i giudici conservatori schierati insieme.
Il giudice più decisivo è stato Brett Kavanaugh, che si è trovato in maggioranza nel 96% delle sentenze. Seguono John Roberts (95%) ed Amy Coney Barrett (91%). Nonostante gli ultimi tre casi dell’anno siano stati sfavorevoli per il mondo liberal, in altri casi la Corte ha dato delle vittorie fondamentali all’amministrazione Biden, per esempio dichiarando illegali le mappe elettorali di Alabama e Louisiana secondo il Voting Rights Act oppure rigettando l’Independent State Legislature Theory.
Le altre notizie della settimana:
L'ex Vicepresidente e attuale candidato repubblicano alla Presidenza Mike Pence si è recato a Kyiv dove ha incontrato il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Pence è il primo candidato repubblicano a compiere questo passo, differenziandosi nettamente dal front runner del GOP Donald Trump, il quale si è più volte mostrato piuttosto riluttante a proseguire il sostegno militare.
Il governatore Ron DeSantis lunedì ha presentato un piano radicale per rivedere il sistema di immigrazione degli Stati Uniti e intensificare i respingimenti alle frontiere promettendo, tra le altre cose, di abolire lo ius soli.
Negli Stati Uniti lo ius soli è sancito dal XIV emendamento della Costituzione e prevede che chiunque nasca sul suolo statunitense è automaticamente cittadino (fanno eccezione solo i figli dei membri dei corpi diplomatici). Si può poi anche nascere fuori dagli Stati Uniti e acquisire la cittadinanza perché uno o entrambi i genitori hanno la cittadinanza statunitense.
Proseguono le trattative fra l’United Parcel Service (UPS) e Teamsters, il potente sindacato degli autotrasportatori, che da giorni minaccia uno sciopero per chiedere condizioni migliori come stipendi più alti, maggiori assunzioni full-time, la riduzione delle ore di straordinario e l’inserimento di ulteriori protezioni all’interno dei mezzi.
Nella giornata di venerdì l’UPS ha fatto la sua nuova offerta al sindacato, che potrebbe evitare lo sciopero: le trattative proseguiranno la prossima settimana.
Stando a quanto riportato da The Hill, diversi membri del Partito Repubblicano alla Camera dei Rappresentanti sono pronti ad andare all’assalto dell’amministrazione Biden attraverso l’impeachment di alcuni membri del governo. Non c’è però accordo relativo alle figure verso le quali rivolgersi per primo, con numerosi deputati che puntano direttamente il presidente ed altri che guardano soprattutto all’Attorney General Merrick Garland o il Secretary of Homeland Security Alejandro Mayorkas.
Il Procuratore Speciale Jack Smith potrebbe incriminare Trump con altri capi di imputazione per il caso dei documenti riservati in giurisdizioni federali diverse dalla Florida, secondo il New York Daily News. Questo potrebbe accadere soprattutto se la giudice Aileen Cannon, considerata dall'accusa come troppo favorevole a Trump, fosse pronta ad ostacolare il processo contro di lui.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato lo stanziamento di 40 miliardi di dollari per migliorare la qualità della connessione internet, soprattutto in aree del paese che sono particolarmente scoperte. “Con questa misura”, ha affermato l’inquilino della Casa Bianca, “faremo sì che ogni persona possa avere a disposizione una connessione internet ad alta velocità entro il 2030”.