Perché il Midwest è così importante per Biden?
Nel numero di questa settimana parliamo della campagna elettorale di Joe Biden e di un interessante sondaggio sulle idee dei giovani americani
Biden punta molto sul Midwest
Il Midwest rappresenterà uno dei luoghi chiave per decidere le prossime elezioni presidenziali. Proprio per questo motivo entrambi i candidati nel corso degli ultimi giorni hanno speso del tempo in Pennsylvania: lo scorso fine settimana Donald Trump è stato in visita nella contea di Lehigh, mentre Biden ha svolto un tour di tre giorni nello stato, visitando anche la propria città natale, Scranton. Qui ha tenuto un discorso che ha avuto parecchio risalto mediatico, nel quale ha rilanciato la propria proposta economica proponendo un aumento delle tasse per i più ricchi.
Perché è particolarmente importante avere la meglio nel Midwest? Anzitutto per un fattore storico: nelle elezioni del 2020, ad esempio, diversi stati presenti in questi territori sono risultati decisivi per poche manciate di voti. In Pennsylvania Biden ha avuto la meglio per soli 80.000 voti, mentre in Wisconsin il divario è stato ancora minore (appena 20.000 preferenze di differenza).
Da uno sguardo alla mappa elettorale, inoltre, si evince come per Biden basterebbe ottenere il successo in Wisconsin, Michigan e Pennsylvania (oltre agli stati in cui adesso i sondaggi gli danno un margine di vantaggio al di sopra della soglia d’errore) per assicurarsi l’elezione, seppur di misura. Cosa dicono a riguardo i sondaggi? Le rilevazioni compiute fino ad ora vanno sicuramente prese con le pinze, dal momento che sono effettuate quasi esclusivamente da istituti locali, la cui affidabilità è più bassa rispetto agli istituti nazionali.
Nel mese di aprile, in ogni caso, due sondaggi in Michigan mostrano come Donald Trump abbia un vantaggio fra i due e i tre punti. In Pennsylvania la situazione è di assoluta parità, mentre in Wisconsin recentemente è uscito un sondaggio in cui Biden è lievemente avanti, dopo che per mesi a condurre era stato il tycoon. Quest’ultimo, del resto, sul midwest ha costruito gran parte del suo successo nel 2016.
A contribuire fu soprattutto l’elettorato bianco appartenente alla working class, che nelle due tornate precedenti aveva supportato Barack Obama. Joe Biden, nel 2020, è andato decisamente meglio in queste aree. Come sottolinea un’analisi di POLITICO effettuata subito dopo il voto, ad esempio, nella contea di Macomb (vinta dai Democratici nel 2008 e nel 2012 e poi conquistata da Trump con ben 12 punti di vantaggio nel 2016), considerata simbolo della classe lavoratrice, l’attuale presidente recuperò diverso margine, divenuto poi decisivo per conquistare lo stato. Anche nelle contee WOW (ovvero le tre contee Waukesha, Ozaukee e Washington, che circondano Milwaukee) il margine di vantaggio del Partito Repubblicano si assottigliò nel corso degli ultimi anni, e la stessa cosa si può dire di alcune aree che circondano la città di Philadelphia, in Pennsylvania.
Fare previsioni su come potrebbero votare questi tre stati nelle prossime elezioni è sicuramente complesso. Senza dubbio a favore di Biden c’è sicuramente la questione della difesa dell’aborto e i dati economici in ripresa, fattore decisivo in queste aree geografiche più che in molte altre. Ma i sondaggi recenti mostrano come Donald Trump sia pienamente della partita. Tutto, dunque, è in bilico.
Proprio per questo, il Partito Democratico sta investendo molto su questi territori. Sia Biden che la vicepresidente Kamala Harris, del resto, hanno visitato più volte tali aree. Proprio nel corso di un comizio tenuto a marzo, il presidente ha annunciato 3.3 miliardi di dollari per progetti infrastrutturali nelle comunità svantaggiate, inclusi 36 milioni di dollari per ricollegare parti della 6th Street di Milwaukee, che era stata divisa dalla costruzione di un'autostrada negli anni '60.
Oltre a questi progetti infrastrutturali, che si affiancano ai diversi piani di investimento approvati nel corso del mandato, i Democratici puntano molto sul sostegno dei sindacati, che in queste aree industriali hanno ancora il loro peso. Una delle grandi incognite, per il presidente, riguarda invece il dissenso interno alle stesse fila progressiste: nelle primarie in Michigan, ad esempio, il numero di preferenze per i voti “uncommitted” (ovvero che non si sono schierati) è stato di circa il 13%.
Si tratta di una percentuale di elettori dei Democratici che hanno voluto esprimere il proprio dissenso nei confronti del presidente. A pesare è stata soprattutto la minoranza di origini arabe, allora contrariata per l’esplicito appoggio di Biden alla causa israeliana.
Respinta la richiesta di impeachment verso Mayorkas
Il Senato americano ha giudicato infondata la procedura di impeachment avviata dai repubblicani contro Alejandro Mayorkas, Segretario per la Sicurezza Interna dell'amministrazione Biden. I repubblicani accusavano Mayorkas di aver trasformato il confine tra USA e Messico in un "colabrodo", favorendo l'immigrazione clandestina. Lo avevano quindi messo sotto accusa alla Camera dei Rappresentanti a febbraio.
Come previsto dalla Costituzione, il Senato ha avviato il processo mercoledì 17 aprile, ma la procedura è stata rapidamente archiviata grazie al voto compatto dei senatori democratici, che hanno la maggioranza.
La Costituzione prevede che il Congresso possa destituire presidente, ministri o giudici federali in caso di tradimento, corruzione o altri gravi crimini. L'ultimo tentativo riuscito risale al 1876.
Mayorkas ha respinto le accuse parlando di uno spreco di tempo e denaro pubblico. Ma la situazione resta spinosa per Biden. I repubblicani vicini a Trump, con una retorica anti-immigrazione, lo accusano di aver permesso "l'invasione" del paese, citando il record di 302.000 migranti fermati al confine a dicembre.
Cosa pensano i giovani americani?
Il 47° sondaggio semestrale della Harvard Youth Poll, condotto su un campione di 2.010 americani tra i 18 e i 29 anni, rivela che il presidente Biden è in testa rispetto a Trump. Biden ha un vantaggio del 45% contro il 37% tra tutti i giovani e del 56% contro il 37% tra coloro che probabilmente voteranno. Il presidente è in vantaggio del 51% contro il 45% tra i ragazzi e del 66% contro il 33% tra le ragazze.
I risultati mostrano che il 27% dei giovani americani è preoccupato per le questioni legate all'economia, seguito dal 9% per l'immigrazione, dall'8% per la politica estera e dalle questioni ambientali. Solo il 9% dei giovani americani ritiene che il paese stia andando nella giusta direzione, mentre il 58% crede che stia seguendo la strada sbagliata e il 32% è incerto. L'approvazione del lavoro del presidente Biden tra tutti i giovani americani è del 31%, in calo di 4 punti percentuali rispetto all'autunno 2023.
Il sondaggio rivela che il 69% dei giovani repubblicani crede che la propria generazione sia troppo sensibile e indulgente. Circa un quarto dei giovani del GOP (26%) concorda sul fatto che le donne dovrebbero dare la priorità ai figli rispetto all'ingresso nel mondo del lavoro, un'opinione condivisa solo dal 7% dei democratici. Inoltre, un terzo dei repubblicani (33%) crede che le emozioni delle donne rendano più difficile per loro ricoprire ruoli di leadership, rispetto al 6% dei democratici.
La fiducia nelle istituzioni pubbliche continua a diminuire: quella nell'esercito americano è scesa dal 46% al 36% nell'ultimo anno, mentre quella nella Corte Suprema è scesa dal 33% al 24%. Un terzo (33%) degli studenti universitari non si sente a proprio agio nel condividere le proprie opinioni politiche nel campus.
Le altre notizie della settimana
Il processo penale contro l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, iniziato lunedì a New York, ha raggiunto un traguardo importante giovedì pomeriggio. Dopo una laboriosa e talvolta caotica selezione, il giudice Juan Merchan ha annunciato che i 12 giurati principali sono stati finalmente scelti.
La selezione dei giurati si è rivelata un compito complicato, poiché molti potenziali candidati sono stati esclusi a causa di dubbi sulla loro imparzialità.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato la sua intenzione di triplicare i dazi sull'acciaio e l'alluminio cinesi, denunciando una "concorrenza sleale" che danneggia i lavoratori americani.
Questa mossa si inserisce nel già citato contesto della campagna elettorale in vista delle elezioni di novembre, in cui Biden cerca di ottenere il sostegno degli operai del Midwest.
La Camera dei Rappresentanti americana ha approvato con 311 voti a favore, 112 contrari e 1 astenuto il progetto di legge con gli aiuti all’Ucraina, a Israele e all'area dell'indo-pacifico. La maggioranza dei repubblicani ha votato contro.
Il disegno di legge deve ora andare al Senato, dove è previsto che venga approvato senza problemi, e poi essere firmato dal presidente Joe Biden. Il pacchetto prevede 60,85 miliardi di dollari per l'Ucraina, 26 miliardi di dollari per Israele (di cui 9,2 miliardi in assistenza umanitaria) e 8,12 miliardi di dollari per l'Indo-Pacifico.
Diversi esponenti della famiglia Kennedy hanno dato il loro endorsement per il presidente in carica Joe Biden, nonostante nelle prossime elezioni sarà in corsa anche Robert F. Kennedy Jr, che scenderà in campo come indipendente.
“Ci sono solo due candidati con possibilità di vincere”, ha affermato la sorella dello stesso Robert Kennedy, “il miglior percorso possibile per gli Stati Uniti è quello che vede la rielezione di Biden e Kamala Harris”.