I Democratici sono sempre più scettici verso Israele
Nel numero di questa settimana parliamo delle proteste contro Israele nei campus americani, della legge che stanzia fondi per la politica estera e delle frane giudiziarie di Trump
I problemi di Biden con la guerra nella striscia di Gaza
Il dibattito pubblico americano, nel corso delle ultime settimane, è stato infiammato dalle polemiche derivate dalle numerose manifestazioni a favore della causa palestinese che da mesi avvengono in gran parte del paese e che proprio nei giorni recenti si sono intensificate. Lo scorso lunedì, ad esempio, più di quaranta persone, che dal venerdì precedente avevano costituito un accampamento all’interno del Campus dell’Università di Yale, sono state arrestate. Tali studenti, secondo quanto affermato dal presidente della stessa università Peter Salovey, avevano rifiutato tutte le richieste di andarsene volontariamente.
Nei giorni precedenti alcuni attivisti erano stati arrestati anche alla Columbia University, dove erano state allestite più di cinquanta tende in quello che era stato chiamato “Gaza Solidarity Encampment”. A partire dalla giornata di mercoledì, le proteste (al cui interno sono comunque stati denunciati alcuni comportamenti di violenza verso studenti israeliani) si sono intensificate, in particolar modo in Texas, dove il governatore Repubblicano Greg Abbott ha invocato il pugno duro, affermando che gli arresti proseguiranno finché le proteste non saranno disperse.
A mobilitarsi è stata soprattutto la sinistra. Come sottolineato dal New York Times, in primo piano ci sono organizzazioni di solito impegnate nella lotta contro il cambiamento climatico, nelle battaglie per il diritto alla casa e in quelle a favore dell’immigrazione. Questi gruppi, che spesso si rivolgono direttamente alla Casa Bianca, stanno continuamente rinnovando degli appelli per un cessate il fuoco nel conflitto. Questi movimenti spesso sono variegati e non hanno una leadership unitaria, ma la vera novità delle ultime settimane è relativa a un certo cambio di atteggiamento nel mondo politico sulla vicenda.
Mappa delle proteste aggiornata al 25 aprile ed elaborata dal New York Times
Se dopo l’attacco del 7 ottobre il mondo istituzionale si era schierato in maniera compatta al fianco di Israele, la reazione di quest’ultimo ha portato parte dello scacchiere politico che orbita intorno al Partito Democratico verso posizioni molto più critiche. Un sondaggio effettuato lo scorso mese mostra come il 52% degli elettori Dem ritenga “inaccettabile” il modo in cui il paese guidato da Benjamin Netanyahu ha reagito agli attentati, mentre nei Repubblicani a pensarlo è appena il 17%.
Un dato abbastanza interessante è invece quello relativo alla popolazione ebrea: circa un terzo degli elettori di questo gruppo ritiene infatti inaccettabile il modo in cui Israele ha reagito. Tali posizioni hanno fatto crescere la pressione politica sul presidente Biden, che al momento è in una situazione tutt’altro che semplice: l’inquilino della Casa Bianca si trova costretto a mediare fra l’esigenza di mostrarsi solidale verso la causa palestinese e quella di non prestare troppo il fianco alle critiche di quanti supportano quella israeliana.
Nella giornata di lunedì, come affermato da Pbs, Biden ha cercato di portare avanti le stesse soluzioni di compromesso sostenute per mesi. Da un lato, infatti, il presidente sta appoggiando con l’invio di armi la spedizione militare israeliana (anche se, nell’ultimo periodo, in maniera molto più critica rispetto all’atteggiamento del presidente Netanyahu), dall’altro invece lavora per un cessate il fuoco che serva a evitare la crescita delle vittime civili e possa permettere l’invio di aiuti umanitari alla popolazione palestinese.
Il pacchetto di aiuti in politica estera che potrebbe vietare TikTok
Il Senato degli Stati Uniti ha approvato con un voto schiacciante di 79 a 18 un pacchetto di aiuti da 95,3 miliardi di dollari per Ucraina, Israele e Taiwan, inviandolo al presidente Biden per la firma e ponendo fine a mesi di incertezza sul sostegno americano verso Kyiv.
Il voto del Senato ha evidenziato un forte sostegno bipartisan per la misura, che ha avuto un percorso tortuoso per l'opposizione di parte del Partito Repubblicano alla Camera. L’approvazione ha fornito una vittoria per il presidente, che aveva esortato i parlamentari a muoversi rapidamente in modo che potesse firmarla e trasformarla in legge.
Il pacchetto di aiuti include 60,8 miliardi di dollari per l'Ucraina, 26,4 miliardi per Israele e aiuti umanitari per i civili nelle zone di conflitto e 8,1 miliardi per la regione indo-pacifica. Include anche una disposizione che potrebbe portare a un ban di TikTok a livello nazionale. I sostenitori della legge ritengono infatti che la popolarità del social network e i legami del proprietario con la Cina rappresentino una seria preoccupazione per la sicurezza degli Stati Uniti. L'ambasciata cinese ha fatto pressioni per minimizzare tali preoccupazioni, ma il governo americano sembra determinato a procedere.
TikTok probabilmente ricorrerà in tribunale, sostenendo l'incostituzionalità del provvedimento. Una vendita forzata di TikTok sarebbe comunque complicata, anche per il prezzo. ByteDance è stata valutata 220 miliardi di dollari a marzo 2023 e potrebbe essere venduta per 100 miliardi di dollari con il codice sorgente dell'algoritmo o per 40 miliardi senza di esso. Il governo cinese si oppone fermamente a una vendita forzata e non permetterebbe l'esportazione dell'algoritmo.
La Corte Suprema deve decidere sull’immunità per Trump
La Corte Suprema degli Stati Uniti si trova ad affrontare una questione senza precedenti: è infatti chiamata a decidere se un presidente debba godere di un'immunità speciale che lo protegga da futuri processi penali per atti compiuti durante il suo mandato. La questione è stata sollevata da Donald Trump, che aspira a un'immunità totale per neutralizzare le accuse a suo carico nell'indagine sul tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 e sull'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
I giudici hanno sottolineato la gravità della questione, considerando che mancano solo 7 mesi alle prossime elezioni presidenziali. I tre membri liberali della Corte Suprema hanno evidenziato i pericoli di un'impunità di fatto per il presidente, ponendo interrogativi su scenari estremi come la vendita di segreti nucleari a una potenza rivale o l'ordine all'esercito di organizzare un colpo di stato.
D'altra parte, i giudici conservatori si sono concentrati sul rischio di strumentalizzazione politica dei processi penali contro gli ex presidenti. Tuttavia, è emerso uno scetticismo bipartisan riguardo alla richiesta di immunità totale, che potrebbe segnare una rottura nell'equilibrio dei poteri e nell'esercizio del mandato presidenziale. La maggioranza conservatrice sembra orientata a definire il perimetro di un'immunità parziale.
L'aspetto positivo, per Trump, è legato all’apparente volontà, da parte dei giudici conservatori, di enfatizzare la distinzione tra atti privati e ufficiali, che apre la porta a ulteriori ritardi nel processo sottostante sulle accuse legate al 6 gennaio. Questo potrebbe fare slittare qualsiasi decisione e condanna al periodo successivo alle elezioni.
Proprio in questi giorni, inoltre, sta iniziando il processo nei confronti dello stesso ex presidente, in cui Trump è accusato di aver falsificato documenti finanziari per coprire il versamento di denaro nei confronti della pornostar Stormy Daniels, per pagare il silenzio a riguardo di una relazione avuta fra i due.
Le altre notizie della settimana:
La deputata del Partito Repubblicano Marjorie Taylor Greene (R-Ga.) ha nuovamente criticato lo Speaker Mike Johnson, questa volta per l'approvazione del pacchetto di aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan con il supporto decisivo dei Democratici.
Parlando all'interno del podcast di Steve Bannon, la deputata ha affermato di non aver visto la base MAGA - ovvero sostenitori del movimento "Make America Great Again" di Trump - così arrabbiata da quando l'ex presidente ha perso le elezioni del 2020.
Joe Biden ha continuato ad attaccare Donald Trump sul tema dell'aborto. Il presidente ha accusato il suo sfidante di voler riportare le donne americane indietro di 160 anni.
Il candidato repubblicano, infatti, si compiace regolarmente della sentenza della Corte Suprema del 2022 che ha ribaltato la storica sentenza Roe vs Wade sul diritto all'aborto (emessa grazie alle scelte dei giudici da lui nominati). "Una persona, Donald Trump, è responsabile di questo incubo, lo riconosce e se ne vanta", ha denunciato Biden.
La governatrice del South Dakota Kristi Noem (fra le papabili candidate al ruolo di vice presidente al fianco di Donald Trump) è stata fortemente criticata per un aneddoto raccontato nel suo ultimo libro, nel quale, secondo quanto riferito da alcune anticipazioni, avrebbe ammesso di aver sparato volontariamente a un suo cane di famiglia per ucciderlo.
“Amiamo gli animali”, ha poi affermato la stessa Noem, “ma decisioni difficili come questa accadono continuamente in una fattoria. Purtroppo, qualche settimana fa abbiamo dovuto abbattere 3 cavalli che appartenevano alla nostra famiglia da 25 anni”.
La FCC (l'agenzia federale delle comunicazioni statunitense) ha votato giovedì per ripristinare le regole sulla "neutralità della rete" che erano state abolite nel 2017 sotto l'amministrazione Trump. Queste regole, adottate per la prima volta nel 2015 da Obama, impediscono ai fornitori di accesso a Internet (ISP) di modulare la velocità di connessione in base ai contenuti.
In concreto, il principio della neutralità della rete garantisce un accesso equo e non discriminatorio a Internet per tutti. Vieta agli ISP di bloccare siti web, rallentare determinati servizi o censurare contenuti online. L'abolizione di questo principio nel 2017 era giustificata dall'idea che nuocesse agli investimenti nelle reti ultraveloci. Tuttavia, è stata contrastata da molti stati come la California e dalle grandi piattaforme digitali che temevano un Internet a due velocità.