Donald Trump sta parlando sempre di più dei presunti brogli elettorali
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo delle denunce di brogli fatte da Donald Trump, della scelta del vicepresidente Repubblicano e della situazione israelo-palestinese
Donald Trump sta parlando sempre di più dei presunti brogli elettorali
Anche in questa tornata Donald Trump sta parlando a lungo di possibili brogli elettorali: è un tema su cui il tycoon ha battuto spesso anche nelle passate tornate, ma che mai come ora è al centro dei suoi discorsi e delle sue affermazioni. Turning point, in questa vicenda, sono stati i giorni che hanno seguito il voto del 2020, nei quali l’ex presidente ha spinto fino in fondo questa retorica, che ha portato al drammatico assalto al Congresso avvenuto il 6 gennaio 2021.
Un articolo del New York Times ha sottolineato come, in questa campagna elettorale, molto più che nel 2016 e nel 2020, Donald Trump stia sollevando dubbi sulla regolarità delle elezioni. Già quattro anni fa, nei mesi precedenti al voto, il tycoon aveva evidenziato le possibilità (infondate) di brogli. In questa tornata, però, il numero di affermazioni a riguardo è decisamente superiore rispetto al passato. Come mostra bene il seguente grafico, ripreso sempre dal New York Times, quest’anno Trump ha già rilasciato più di cinquecento dichiarazioni nelle quali parla di possibili interferenze per ribaltare il voto.
Dopo una serie di comizi tenuti a inizio mese fra Michigan e Wisconsin il giornalista della CNN Daniel Dale ha effettuato un ampio fact-checking sulle affermazioni dell’ex presidente, verificando come più di trenta fossero false o fuorvianti. Fra queste dichiarazioni, ad esempio, figurano alcune ripetute più volte negli ultimi quattro anni, come quelle per cui le elezioni del 2020 sarebbero state vinte da lui e poi rubate.
Le affermazioni false, riguardano sicuramente i temi più disparati, come ad esempio i processi che lo riguardano. Trump, infatti, in alcuni casi ha dichiarato di essere “stato messo sotto indagine più volte di Al Capone”, o che le inchieste nei suoi confronti fossero partite dalla Casa Bianca. L’ex presidente ha mentito anche su alcuni risultati della sua amministrazione, affermando ad esempio di aver “sconfitto l’ISIS in un mese” o di aver costruito “571 miglia del muro al confine con il Messico”.
Il fatto che Donald Trump faccia affermazioni non vere, del resto, non è certo una novità. Il Washington Post, in un articolo pubblicato subito dopo la fine del mandato presidenziale, ha contato ben 30.573 dichiarazioni false nel corso dei quattro anni alla Casa Bianca, e il conto è senza dubbio destinato ad aumentare se si prendono in considerazione anche periodi più recenti. La novità degli ultimi mesi è sicuramente la centralità che il tema dei brogli elettorali sta assumendo in questa campagna elettorale, con una crescita notevole nel corso delle ultime settimane, come dimostra il seguente grafico, ripreso sempre dal New York Times.
Proprio per salvaguardare l’integrità delle elezioni, inoltre, il Partito Repubblicano ha annunciato lo scorso aprile un piano per coordinare 100.000 persone che dovrebbero lavorare per il GOP la notte delle elezioni. Donald Trump e il Republican National Committee, infatti, schiereranno volontari e avvocati negli stati chiave per osservare e segnalare eventuali irregolarità durante il voto e il processo di conteggio delle schede.
C’è un favorito per poter essere vice-presidente con Donald Trump
Stando a quanto riferito dal New York Times, il senatore dell’Arkansas Tom Cotton sta emergendo come uno dei favoriti per poter assumere il ruolo di candidato alla vice-presidenza, in coppia con Donald Trump, alle prossime elezioni. Stando a quanto riferito dal tycoon in alcune conversazioni private con dei suoi fedelissimi, Cotton è particolarmente apprezzato sia per l’aver svolto servizio militare in Afghanistan e Iraq, sia per la sua abilità nel tenere interviste nei media televisivi.
Altri papabili sono il governatore del North Dakota Doug Burgum, i senatori Marco Rubio, Tim Scott e J.D. Vance. In una recente intervista, inoltre, Trump ha parlato bene anche di Ben Carson, ex Segretario per l'Edilizia Abitativa e lo Sviluppo Urbano, e la deputata Elise Stefanik. In ogni caso la scelta non dovrebbe arrivare presto: è probabile, infatti, che il tycoon decida ufficialmente solo a ridosso della Convention Repubblicana, in programma a luglio.
La posizione degli Stati Uniti su Israele e sulle decisioni della Corte Penale Internazionale
L'amministrazione Biden si trova in una posizione delicata riguardo alla richiesta della Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere mandati d'arresto contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Gallant, per i recenti eventi a Gaza. Da un lato, gli Stati Uniti stanno cercando di mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas e di rilanciare il processo di normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita. Dall'altro, condannano fermamente l'iniziativa della CPI, che considerano un'ingerenza inaccettabile.
Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha incontrato Netanyahu e Gallant proprio il giorno in cui il procuratore della CPI ha avanzato la richiesta dei mandati d'arresto. Sullivan ha ribadito la necessità per Israele di legare le operazioni militari a una strategia politica per sconfiggere Hamas, liberare gli ostaggi e garantire un futuro migliore per Gaza.
Nonostante le crescenti tensioni con Netanyahu, l'amministrazione Biden conferma il suo solido sostegno a Israele, accusando la CPI di creare un'equivalenza "scandalosa" tra lo Stato ebraico e Hamas. Secondo Biden, qualunque cosa intenda il procuratore, non c'è paragone tra le due parti.
Il segretario di Stato Blinken ritiene che l'iniziativa della CPI possa compromettere gli sforzi per un cessate il fuoco e maggiori aiuti umanitari. Respingendo i paragoni con l'impegno USA nel documentare i crimini di guerra russi in Ucraina, Washington sostiene che uccidere i civili fa parte degli obiettivi di Putin, mentre i soldati israeliani non hanno ordini diretti di colpire innocenti a Gaza. Gli USA non credono che la CPI abbia alcuna giurisdizione legale sugli eventi nella Striscia.
Le altre notizie della settimana
Nikki Haley, ex candidata alle primarie repubblicane per le presidenziali negli Stati Uniti, ha annunciato che voterà per Donald Trump a novembre, pur mantenendo alcune riserve sull'ex presidente. “Non è stato perfetto. L'ho detto chiaramente molte volte", ha affermato Haley, riferendosi a temi come la sicurezza dei confini e il sostegno al capitalismo e alla libertà. Tuttavia, ha aggiunto: "Biden è un disastro”.
Haley, apprezzata da molti elettori repubblicani moderati e indipendenti, ha però lanciato un avvertimento a Trump, chiedendogli di "tendere la mano ai milioni di persone che hanno votato (per lei, ndr) e che continuano a sostenerla", senza dare per scontato il loro appoggio. A riguardo, invece, lo stesso ex presidente ha sottolineato come la stessa Haley potrebbe far parte della sua squadra nella prossima amministrazione
Con una legge firmata nella giornata di venerdì, il governatore della Louisiana ha inserito due medicinali usati per l’aborto, il mifepristone e misoprostol, nella lista dei farmaci considerati come pericolosi. A seguito di questa norma, il loro possesso senza una prescrizione valida potrà comportare fino a cinque anni di carcere.
In questa categoria di farmaci sono inseriti alcuni anti-depressivi, come Xanax e Valium; rilassanti muscolari, sonniferi e stimolanti. Tali medicinali potranno essere conservati solo in particolari strutture. Proprio per questo, sia l’amministrazione Biden che associazioni di medici hanno fortemente criticato la misura, sostenendo che renderà più difficile l’accesso all’aborto.
Il governo Biden ha annunciato il rilascio di un milione di barili di benzina dalla riserva strategica del nord-est degli Stati Uniti, istituita dopo l'uragano Sandy, nel tentativo di abbassare i prezzi durante l'estate. La vendita, proveniente da siti di stoccaggio nel New Jersey e nel Maine, sarà effettuata a blocchi di 100.000 barili alla volta attraverso un processo di offerta competitiva.