Chi è Vance, il "nuovo" Trump
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo della scelta di Vance come candidato alla vice-presidenza al fianco di Trump e analizziamo quanto è avvenuto alla Convention del Partito Repubblicano
Chi è James David Vance?
Il candidato del Partito Repubblicano alla vice-presidenza degli Stati Uniti sarà James David Vance, nominato da Donald Trump a inizio settimana e poi incoronato nella Convention del GOP che si è tenuta in questi giorni a Milwaukee. Il tycoon ha scelto dunque un ex Marine, che ha servito il paese in Iraq ed è entrato in politica attiva da pochi anni: dal 2023, infatti, è lo junior senator dell’Ohio. Già negli anni precedenti, però, Vance era arrivato alla fama a livello nazionale, dato che il suo libro autobiografico da titolo “Hillbilly Elegy”, (letteralmente Elegia Montanara, ma tradotto nella versione italiana come Elegia Americana), è stato un best-seller pluripremiato, con milioni di copie vendute. Al suo interno, Vance racconta i valori della sua famiglia del Kentucky e i problemi sociali ed economici di una piccola città industriale dell’Ohio, nella quale è cresciuto.
Il libro è uno spaccato sulla società rurale e sulla vita dei blue collars della Rust Belt e spiega perfettamente l’ascesa del trumpismo in stati come Ohio, Iowa, Wisconsin, Minnesota, Michigan, Kentucky e Pennsylvania, ricchi di working class bianca, la “silent majority” dimenticata dall’establishment. Di tale best-seller esiste anche una trasposizione cinematografica presente su Netflix, intitolata “Elegia Americana” e diretta da Ron Howard. In politica, Vance è stato dapprima un grande antagonista di Trump (si è collocato lui stesso nel movimento ‘Never Trump’), avendo votato per il candidato mormone Evan McMullin nel 2016. In seguito si è avvicinato al tycoon, venendo eletto senatore dell’Ohio grazie al suo appoggio. Nel quadro politico attuale può essere considerato un hardliner, un reazionario, uno tra i più fedeli alleati dell’ex presidente, molto ben visto in ambienti conservatori. È inoltre particolarmente attivo sui social, dove si è costruito un seguito importante grazie ai suoi interventi duri e puri sulle tematiche care al movimento trumpiano, come la contrarietà all'aborto e ai diritti LGBT, nonché la spinta a favore della libertà di circolazione delle armi.
A differenza dei repubblicani mainstream, in linea con il pensiero trumpista, ha una visione dell’economia e delle tasse non troppo liberista: è protezionista e favorevole ai dazi e al salario minimo. Anche in politica estera si discosta da una parte del partito, avendo una posizione più improntata all’isolazionismo, pur con delle eccezioni (è contrario agli aiuti militari all’Ucraina, ma non a quelli per Israele).
La Convention del Partito Repubblicano: i discorsi di Vance e Trump
L'incoronazione di Vance è avvenuta questa settimana nell'attesa Convention del Partito Repubblicano tenutasi a Milwaukee: si tratta di un evento importantissimo nel calendario che precede le elezioni presidenziali, nel quale i partiti ufficializzano il nome del proprio candidato e per quattro giorni presentano quella che è la loro piattaforma politica. L'enorme attenzione mediatica di questi eventi, che portano con sé una grande mobilitazione fra giornalisti e addetti ai lavori, nonché un discreto ritorno economico per la città ospitante, fa sì che una buona prova sia essenziale per muoversi senza intoppi verso il voto di novembre.
Proprio per questo motivo c'era grande attesa per ascoltare le parole di Vance, che ha iniziato il suo discorso sottolineando l'importanza di unire il partito intorno a valori comuni, parlando della necessità di una leadership forte e inclusiva, capace di ascoltare le esigenze dei cittadini e di rispondere con soluzioni concrete. Il vicepresidente si è soffermato poi anche sui temi economici, criticando la linea della presidenza Biden, accusata di aver tradito le classi lavoratrici in favore delle élite. Ha inoltre proposto un piano incentrato sulla rivitalizzazione dell’economia, puntando su investimenti in infrastrutture, innovazione tecnologica e sostegno alle piccole imprese.
Il candidato alla vice-presidenza ha parlato molto anche della sulla sua storia personale, parlando dell’infanzia difficile e della rinascita passata attraverso lo studio, senza dimenticare di citare momenti complessi come la lotta alla tossicodipendenza. Il senatore dell'Ohio ha cercato di presentarsi come un ponte tra diverse fazioni del partito repubblicano. Da un lato, egli ha rassicurato l'ala più conservatrice con una retorica dura sull'immigrazione, accusando i Democratici di aver "inondato questo paese di milioni di immigrati clandestini". Dall'altro, ha teso la mano agli elettori indecisi, affermando che "i nostri disaccordi ci rendono più forti". Sul fronte della politica estera, Vance (noto per le sue posizioni critiche verso l'aiuto americano all'Ucraina) si è impegnato a "garantire che i nostri alleati condividano il peso del mantenimento della pace nel mondo", senza però menzionare direttamente Kiev.
Il momento più atteso, però, è stato inevitabilmente quello del discorso tenuto da Donald Trump, acclamatissimo dopo il tentativo di attentato subito proprio pochi giorni prima dell’inizio della Convention. In un intervento durato ben 92 minuti, l'ex presidente ha alternato toni solenni, attacchi agli avversari e promesse per il futuro, presentandosi come l'unico in grado di "salvare la democrazia" negli Stati Uniti. Trump non ha risparmiato critiche ai Democratici, accusando il partito rivale di "distruggere il paese" e di essere "feroce solo quando si tratta di imbrogliare alle elezioni". Ha definito Joe Biden "la persona che ha fatto più danni di 10 dei peggiori presidenti messi insieme", ribadendo con fermezza le sue posizioni su immigrazione e politica energetica, promettendo di "chiudere i confini" e "trivellare, trivellare, trivellare" per estrarre petrolio e gas. Sempre sul tema migratorio, ha usato la questione anche per corteggiare il voto delle minoranze attualmente presenti sul territorio americano, sottolineando come “gli immigrati illegali distruggeranno la Social Security e Medicare e ruberanno sempre più posti di lavoro alla comunità nera e ispanica”.
Trump ha inoltre attaccato duramente le politiche ambientali dell'amministrazione Biden, definendole una "truffa verde", impegnandosi a ridirigere tutti i fondi destinati alle misure ambientali verso altre priorità. Nonostante i toni a tratti concilianti, non ha rinunciato alle consuete accuse di persecuzione giudiziaria nei suoi confronti, esortando i Democratici a "smettere immediatamente di usare come arma il sistema giudiziario". Ha anche rivendicato la recente decisione di una giudice federale di archiviare le accuse contro di lui nel caso dei documenti classificati, presentandola come una vittoria contro quella che definisce una "caccia alle streghe". Il tycoon ha poi voluto evidenziare quelli che sono stati i successi economici della sua amministrazione, riaffermando la necessità di mantenere un atteggiamento rigido sull’ordine pubblico.
La Convention del GOP. Gli altri punti salienti
Ma, al netto degli interventi dei due principali protagonisti, cosa ci lasciano questi giorni? L’aspetto più importante da evidenziare, forse, è quello relativo al clima esuberante che si respirava a Milwaukee, derivato da una situazione politica che vede il GOP come il grande favorito per vincere le prossime elezioni. Uno dei temi centrali in questa convention, è stato poi il tentativo di mostrare la forza di Donald Trump, enfatizzando il carattere mascolino e vigoroso del candidato presidenziale, in modo da far emergere il contrasto con la figura di Joe Biden, percepita invece come debole. Nonostante gli appelli all'unità e la volontà di mostrare un tycoon più moderato nei modi, perpetuata dal Partito Repubblicano nei giorni successivi all'attentato, i toni usati del candidato alla presidenza sono stati bene o male gli stessi del passato.
Un altro aspetto interessante, sottolineato dal New York Times, è relativo al ruolo che hanno avuto le voci riguardanti le accuse di brogli elettorali, uno dei punti centrali della retorica trumpiana degli ultimi tre anni. Questo tema non è infatti entrato in quasi nessun discorso, soprattutto in seguito alla preoccupazione mostrata da alcuni esponenti del partito sul fatto che questa retorica possa danneggiare la credibilità nei confronti degli elettori moderati. Certo, anche a Milwaukee non sono mancati appelli sul tema. Peter Navarro, l'ex consigliere commerciale di Trump che ha scontato una condanna a quattro mesi per essersi rifiutato di ottemperare alle richieste della commissione della Camera che indagava il 6 gennaio, ha ricevuto un fragoroso applauso una volta intervenuto, mentre Shelby Busch, un'attivista elettorale che ha diffuso teorie cospirative, ha affermato: "L'Arizona deve proteggere il suo confine meridionale per prevenire le atrocità che stanno accadendo e sistemare il suo sistema elettorale corrotto". Nel complesso, però, questo aspetto ha ricevuto poca attenzione durante gli interventi principali.
L’aspetto politico più rilevante sta nel fatto che questa Convention ha reso evidente come il GOP sia ormai plasmato a immagine e somiglianza di Donald Trump. Coloro che si sono espressi contro di lui, nel corso degli ultimi anni, si sono rapidamente ritrovati in esilio, emarginati in un movimento che ha messo l'ex presidente al di sopra del partito. Mentre i Dem sono apparsi divisi intorno al dibattito sulla possibile candidatura di Joe Biden, a Milwaukee è andata in scena una incoronazione di uno schieramento più unito che mai. Il tutto condito da una spettacolarizzazione che raramente si era vista nelle Convention del passato, come dimostra l’ormai virale performance di Hulk Hogan.
Anche Nikki Haley e Ron DeSantis, i due principali sfidanti di Trump nelle primarie, hanno dato apertamente il loro endorsement. Nel suo discorso, la prima ha affermato chiaramente: "Donald Trump ha il mio pieno sostegno, punto". Si tratta di un notevole cambio di rotta rispetto alle sue precedenti critiche durante le primarie, quando aveva messo in discussione le capacità cognitive di Trump e aveva sottolineato la necessità di una nuova generazione di leader. Ella ha cercato di rivolgersi agli elettori moderati, suggerendo che non è necessario essere d'accordo con Trump su tutto per votarlo. Ha anche lanciato un appello per ampliare la base del partito, una posizione che sembra in contrasto con l'attuale tendenza del GOP a concentrarsi principalmente sui sostenitori più fedeli di Trump.
Ron DeSantis, invece, ha pronunciato un discorso appassionato, toccando temi cari alla base repubblicana come l'immigrazione e l'opposizione ai vaccini obbligatori. Ha elogiato Trump, descrivendo le accuse contro di lui come una forma di demonizzazione e facendo riferimento al recente tentativo di attentato contro l'ex presidente. "Non possiamo abbandonarlo e non possiamo abbandonare l'America!", ha dichiarato tra gli applausi entusiasti dei delegati.
Particolarmente rilevante, inoltre, è stata la presenza sul palco di Sean O'Brien, presidente sindacale dell'International Brotherhood of Teamsters, che evidenzia la volontà del GOP di insistere sul voto della working class del Midwest. Tale associazione, in passato apertamente schierata con i Democratici, questa volta ha scelto di non prendere posizione, affermando di voler lavorare in modo bipartisan e in questo modo tendendo la mano al GOP.
C’è ancora dibattito sul possibile ritiro di Joe Biden
Nella giornata di venerdì, il Presidente Biden ha promesso che la prossima settimana tornerà attivamente in campagna elettorale, dopo i giorni di riposo forzato a causa della sua positività al Covid, continuando ad affermare pubblicamente che non intende ritirarsi dalla corsa. Nonostante ciò, però, le voci su un suo possibile passo indietro si stanno facendo sempre più frequenti, mentre aumentano le perplessità all'interno del suo staff e gli appelli di importanti esponenti Dem a favore del ritiro si moltiplicano.
Ad esempio Adam Schiff, influente deputato democratico della California, in un comunicato ha chiesto apertamente a Biden di "passare il testimone". Pur riconoscendo i meriti del suo mandato, egli ha espresso "serie preoccupazioni sulla capacità del presidente di sconfiggere Donald Trump a novembre", aggiungendo che una seconda presidenza del tycoon "minerebbe le fondamenta stesse della nostra democrazia". Secondo indiscrezioni di stampa, anche pesi massimi del partito come Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato, e Nancy Pelosi, ex speaker della Camera, avrebbero fatto pressioni affinché il presidente si ritiri. Schumer avrebbe "vigorosamente sostenuto che sarebbe meglio per Biden, per il Partito Democratico e per il paese che si facesse da parte", mentre Pelosi avrebbe avvertito il presidente che rischia di "distruggere le possibilità dei democratici di vincere" le elezioni.
Di fronte a queste pressioni, il Partito Democratico sembra diviso sulla strategia da adottare. Inizialmente si era anche pensato di accelerare il processo di nomina di Biden attraverso un voto virtuale prima della Convention, in modo da spegnere totalmente le voci, ma l'idea è stata accantonata dopo le resistenze di diversi esponenti Dem. La decisione è stata rinviata alla prima settimana di agosto, in vista della convention di Chicago del 19 agosto.
Le altre notizie della settimana
La giudice Aileen Cannon ha sospeso l'intera procedura relativa al processo contro Donald Trump riguardante la presunta detenzione non autorizzata di documenti classificati dopo la sua uscita dalla Casa Bianca, dichiarando non valida la nomina del procuratore speciale Jack Smith. Quest’ultima, secondo la giudice, violerebbe due pilastri del nostro ordine costituzionale: il ruolo del Congresso nella designazione dei funzionari ai sensi della Costituzione e nell'autorizzazione legale delle spese.
L'accusa, con ogni probabilità, farà ricorso contro questa decisione. Secondo numerosi esperti, del resto, questa scelta non è in linea con sentenze simili e potrebbe essere rovesciata in una corte d’appello. È quindi possibile che nelle prossime settimane il processo riparta.
Il Presidente della Camera Mike Johnson (R-La.) e il Leader della Minoranza al Senato Mitch McConnell (R-Ky.) hanno chiesto le dimissioni della direttrice dei Servizi Segreti, Kimberly Cheatle, in seguito alle lacune sicurezza in occasione del tentato omicidio dell'ex Presidente Trump.
Cheatle testimonierà pubblicamente lunedì davanti alla Commissione di Vigilanza della Camera. Il Presidente della Commissione Giudiziaria, Jim Jordan (R-Ohio), ha scritto al Direttore dell'FBI Christopher Wray, rivelando che un informatore ha affermato che le risorse dell'FBI e dei Servizi Segreti erano limitate a causa del summit NATO della scorsa settimana.