Biden sta frenando l'immigrazione?
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo di alcuni numeri sull'immigrazione e del risultato delle primarie tenute in settimane
Biden sta frenando l'immigrazione?
A poche settimane da una misura portata avanti dall’amministrazione Biden, con cui la Casa Bianca ha operato un giro di vite sull’immigrazione, è stato riportato un significativo calo nel numero di migranti che stanno attraversando il confine meridionale. La Customs and Border Protection (CBP), ovvero l’agenzia a servizio del Dipartimento di Sicurezza Interna che si occupa della gestione delle frontiere, nella giornata di giovedì, ha infatti dichiarato che i dati preliminari mostrano una diminuzione dei flussi del 25%, pur sottolineando come questi ultimi dati siano dinamici e di quanto sia presto per poter trarre conclusioni definitive.
Secondo le nuove regole volute dall’amministrazione Biden, la maggior parte dei migranti irregolari che entrano negli Stati Uniti non vedrà esaminata la sua richiesta d’asilo e potrà essere rapidamente espulsa in Messico o sottoposta a procedure di deportazione accelerate. Il commissario ad interim della CBP, Troy Miller, ha inoltre sottolineato come, sebbene gli sforzi per far applicare la legge stiano riducendo gli avvistamenti, il sistema migratorio rimanga sotto pressione.
I dati ufficiali mostrano come gli incontri di irregolari al confine si siano stabilizzati, da gennaio in poi, a livelli simili o leggermente inferiori alla media. Tuttavia, cali temporanei non sono inusuali dopo i grandi annunci di mutamenti politici sulle norme, come accaduto dopo la fine della politica di espulsione sommaria chiamata Title 42, emanata da Donald Trump e poi revocata da Joe Biden nel 2023. Questa mossa potrebbe portare un piccolo vantaggio nei sondaggi al presidente in carica, che proprio sull’immigrazione ha uno dei suoi talloni d’Achille, soprattutto nei confronti dell’elettorato Indipendente.
Nel corso dell'ultima settimana, un po’ a sorpresa, anche Donald Trump ha parlato di immigrazione. Durante un'intervista rilasciata giovedì nel podcast "All-In", l'ex presidente ha proposto la concessione automatica della green card ai laureati internazionali. Il tycoon ha infatti dichiarato: "Penso che quando ti laurei, dovresti ottenere automaticamente, come parte del tuo diploma, una green card per poter restare in questo paese". Le sue parole, sottolinea The Hill, sembrano riflettere un linguaggio simile a quello usato nel 2016 dal sito web della ex candidata presidenziale democratica Hillary Clinton, che proponeva di concedere una green card ai laureati in master e dottorati STEM da istituti accreditati.
I risultati delle primarie tenute in settimana
Nel corso dell’ultima settimana si sono tenute alcune elezioni locali e delle primarie in diversi stati riguardanti le corse per la Camera o il Senato in programma a novembre. In Virginia, il senatore statale del Partito Repubblicano John McGuire, appoggiato da Donald Trump, ha sfidato il presidente della House Freedom Caucus, Bob Good. Quest’ultimo è un deputato uscente ed ha ricevuto l’endorsement da diversi membri della Camera dei Rappresentanti, ma contro di lui pesa la contrarietà del tycoon.
Good, infatti, ha in passato scatenato l’ira di Trump per aver inizialmente sostenuto il governatore della Florida, Ron DeSantis, nella corsa presidenziale. La sfida potrebbe comunque avere degli strascichi per giorni, dal momento che i margini sono risicati e dovrebbe esserci un riconteggio. In Oklahoma, il presidente della House Appropriations Committee, Tom Cole, ha prevalso su Paul Bondar.
In Georgia, Wayne Johnson ha sconfitto Chuck Hand, condannato per le vicende avvenute il 6 gennaio 2021, e affronterà il deputato democratico Sanford Bishop a novembre. Infine, il capitano in pensione Hung Cao ha vinto le primarie del GOP per il Senato in Virginia e sfiderà il senatore Tim Kaine.
Le altre notizie della settimana
L'ex Speaker Nancy Pelosi ha criticato pubblicamente l'invito del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu a parlare al Congresso, nonostante il sostegno dei leader democratici Hakeem Jeffries e Chuck Schumer. Le sue dichiarazioni hanno creato tensioni nel Partito Democratico, che già vive una gestione interna non facile delle posizioni sul conflitto israelo-palestinese.
Alcuni esponenti del partito, come i Rappresentanti Juan Vargas e Stephen Lynch, ritengono che le dichiarazioni di Nancy Pelosi possano favorire i repubblicani, mentre altri, come Hank Johnson e John Larson, vedono nelle sue parole un sostegno ai membri più critici verso Netanyahu. Nancy Pelosi, dal canto suo, sta difendendo il diritto ad esprimere il proprio dissenso, sottolineando comunque il rispetto per le decisioni dei leader attuali.
Rischia di naufragare il tentativo di introdurre un disegno di legge bipartisan che regola i comportamenti della Casa Bianca, portato avanti da James Comer (R-Ky.) e Katie Porter (D-Calif.). Tre deputati Democratici, che inizialmente avevano espresso il loro sostegno, hanno scelto infatti di ritirarlo dopo dei colloqui con la presidenza (preoccupata di concedere una vittoria politica a Comer, che sta indagando sulla famiglia Biden).
Tale disegno di legge, il cui destino è più che mai incerto, mira a migliorare la trasparenza presidenziale e stabilisce criteri stringenti per la rendicontazione dei soldi spesi per i viaggi della famiglia presidenziale. Nonostante le tensioni, Porter spera ancora in un sostegno bipartisan.
L'ex governatore del Maryland Larry Hogan, candidato del Partito Repubblicano al Senato, ha ricevuto l’endorsement di Donald Trump per la sfida contro la Democratica Angela Alsobrooks. Si tratta di una scelta per certi versi a sorpresa, visto che Hogan è un moderato molto critico nei confronti dell'ex presidente, e anche nelle ultime ore ha provato a prendere le distanze dal suo appoggio.
L’iniziale vantaggio di Joe Biden nella raccolta fondi in vista delle prossime presidenziali è svanito. Solo nelle ore successive alla dichiarazione di colpevolezza nei confronti di Donald Trump, infatti, l’ex presidente ha raccolto 53 milioni di dollari. Ma questo trend era presente già ad aprile, quando Trump e il Republican National Committee avevano raccolto 76 milioni, contro i 51 milioni di Biden e il DNC.
Attualmente, Trump ha 171 milioni di dollari in cassa contro i 157 milioni di Biden. Parte di questi fondi, però, saranno dirottati sulle spese legali dell’ex presidente e non saranno impegnati nella campagna elettorale.
Il Congressional Budget Office (CBO) ha aumentato del 27% la stima del deficit di bilancio degli Stati Uniti per il 2024, portandola a quasi 2.000 miliardi di dollari. Questa revisione al rialzo è dovuta in parte a spese aggiuntive, tra cui gli aiuti all'Ucraina e le misure di sgravio dei prestiti studenteschi dell'amministrazione Biden.
Nelle sue previsioni economiche, il CBO prevede ora una crescita più rapida e un'inflazione più elevata per quest'anno. Si pensa che la Federal Reserve aspetterà fino al primo trimestre del 2025 per abbassare i tassi di interesse.
In un incontro organizzato dalla Business Roundtable a Washington, l'ex presidente Donald Trump ha cercato di convincere i principali CEO statunitensi a sostenere la sua agenda economica in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Il tycoon ha discusso il suo programma, promettendo ulteriori tagli all'aliquota dell'imposta sulle società, già ridotta dal 35% al 21% durante il suo precedente mandato nel 2017. Ha inoltre sottolineato l'importanza della deregolamentazione e dell'uso delle tariffe sulle importazioni come strumento di negoziazione con i paesi stranieri.
Durante il suo discorso, Trump ha criticato la gestione degli eventi globali da parte dell'attuale presidente Joe Biden, dalla ritirata degli Stati Uniti dall'Afghanistan all'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia e all'attacco di Hamas contro Israele. Ha anche menzionato il suo piano di eliminare le tasse sulle mance, suscitando l'ilarità del pubblico quando ha affermato di aver parlato con una cameriera e dei caddie di golf che apprezzavano l'idea.
Nel corso dell’ultima settimana sono cresciute le tensioni tra la Casa Bianca e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo ha infatti accusato l'amministrazione americana di aver trattenuto armi e munizioni da inviare al suo paese, cosa smentita dal Segretario di Stato Antony Blinken.
Lo stesso Partito Democratico è internamente diviso sulla questione fra quanti sono a favore della vendita di armi e quanti vorrebbero usare questa leva per fare pressioni su Israele e spingerlo a fermare le operazioni nella striscia di Gaza.